Investito da un’auto dopo la cena di classe, morì in ospedale: il conducente patteggia un anno
L’incidente che costò la vita a Kevin Murataj si era verificato il 26 maggio 2023. Il 19enne si trovava sulle strisce pedonali. Gli accertamenti hanno evidenziato un concorso di colpa da parte del pedone
LIGNANO. Ci fu un concorso di colpa. Che, per i non addetti ai lavori, significa distribuire la responsabilità dell’incidente tra il conducente dell’auto, comunque chiamato a rispondere di omicidio stradale, e il pedone che fu investito. E significa anche, quindi, ridurre considerevolmente la pena.
L’epilogo del procedimento penale avviato a seguito del decesso di Kevin Murataj, 19 anni, di Latisana, avvenuto poco dopo l’arrivo al Pronto soccorso di Lignano Sabbiadoro, la notte del 26 maggio 2023, è scritto nella sentenza emessa martedì 21 febbraio nei confronti di Lorenzo Snaidero, 21 anni, di Codroipo.
Ritenendo congrua la soluzione concordata tra il suo difensore, avvocato Michele Coceani, e il pm Luca Olivotto, il gup del tribunale di Udine, Matteo Carlisi, ha applicato all’imputato la pena di 1 anno di reclusione, sospesa con la condizionale.
L’investimento era avvenuto alle 23.18, lungo viale Europa Unita, a Lignano, mentre il giovane stava attraversando la strada sulle strisce pedonali, diretto verso il parcheggio dello stadio Teghil. Insieme ad alcuni compagni di scuola, l’istituto tecnico tecnologico “Plozner” di Latisana, e a due professori, Kevin aveva appena lasciato la pizzeria Stadio, dove aveva partecipato alla cena di maturità. Snaidero si trovava al volante di un’Alfa Romeo Giulia e procedeva sulla corsia di sinistra della semicarreggiata, in uscita da Lignano. La vittima era stata attinta sulla parte destra del corpo.
Sono state le risultanze degli accertamenti tecnici eseguiti in corso d’indagine a evidenziare gli elementi che, da un lato, hanno ridimensionato la portata delle negligenze contestate all’automobilista e, dall’altro, hanno fatto emergere il concorso di colpa del pedone. Fu lui, osserva il giudice, a determinarsi ad attraversare la strada, nonostante il veicolo fosse ormai prossimo alle strisce pedonali. La ragione per cui non se ne accorse è che «si trovava sotto l’effetto di sostanze alcoliche». Una drammatica circostanza, questa, che il medico legale Carlo Moreschi aveva sottolineato nella relazione consegnata alla Procura all’esito dell’autopsia. «Elevato, pari cioè a 0,98 grammi per litro di sangue – scrive – il tasso di alcolemia rilevata».
L’altro aspetto che ha determinato il posizionamento dell’ago della bilancia, nella valutazione del calcolo della pena, attiene alla velocità tenuta dall’imputato. «Viaggiava entro i limiti previsti di 50 chilometri orari», aveva accertato l’ingegner Enrico Dinon, nella consulenza tecnica d’ufficio, sulla base del punto in cui l’auto si arrestò (a 28 metri dall’investimento). Sottoposto all’alcoltest, inoltre, Snaidero era risultato negativo. Proprio come gli accertamenti disposti sul suo telefonino, che non risultava quindi essere stato utilizzato prima e durante l’impatto con il pedone.
Da qui, l’accoglimento dell’istanza di patteggiamento, con applicazione delle circostanze attenuanti e il «giudizio di bilanciamento», comprensivo della sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente per la stessa durata (un anno, appunto) della pena detentiva, e della multa per complessivi 1.200 euro per le infrazioni del codice della strada.
Pubblicato su Il Messaggero Veneto