Strage del Maine, ecco perché negli Usa è così facile comprare un’arma e perché l'Italia è tra principali esportatori del mercato americano
In alcuni Stati americani anche un diciottenne può comprare un’arma: basta la carta d’identità in un qualunque negozio e si esce con un fucile
Acquistare armi in Italia è molto complicato. Servono permessi, controlli, verifiche e tutta una serie di filtri. Diverso discorso, invece, negli Stati Uniti, dove per comprare un fucile o una pistola non è così complicato. Anzi. E, probabilmente, non è un caso che sparatorie o stragi, come quella accaduta nel Maine questa mattina, si verifichino con tanta facilità. E proprio per la facilità con la quale è possibile comprare armi negli Usa, il mercato è particolarmente fiorente e redditizio. Anche per un paese come l’Italia che è tra i principali esportatori negli Stati Uniti.
Lo dicono i dati del Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives (Atf), agenzia federale che regola questo settore: l’Italia è al quarto posto, con 254.901 armi vendute in America nel 2011. Prima di noi ci sono solo il Brasile, con 846.619 pezzi, l’Austria con 522.638 e la Germania con 313.528. Dati di una decina di anni fa, ma se guardiamo a quelli aggiornati ad oggi, scopriamo che gli Usa sono il secondo paese nel quale l’Italia esporta armi. L'anno scorso il principale destinatario è stata la Turchia: le autorizzazioni delle esportazioni di armamenti verso questo Paese hanno raggiunto i 598 milioni di euro. Al secondo posto ci sono gli Stati Uniti (533 milioni), al terzo la Germania (407 milioni).
Di che tipo di armi parliamo? Prevalentemente armi leggere. L’Italia esporta prevalentemente pistole, fucili, e fucili da caccia e le aziende maggiormente interessate da questo mercato è la Beretta, mentre armi o i mezzi pesanti, prodotti da grandi gruppi come Finmeccanica, non sono inseriti in questa lista. E alivello globale, secondo i dati pubblicati dallo Stockholm International Peace Research Institute, l’Italia è il settimo esportatore mondiale di armi, dopo Stati Uniti, Russia, Francia, Cina, Germania e Gran Bretagna. L’Italia esporta principalmente in Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Le armi negli Usa
L’Fbi calcola che siano circa 300 milioni, ossia in media una per cittadino. Secondo i rilevamenti dell’Atf, seppure datati e fermi al 2009 i produttori hanno venduto complessivamente 2,4 milioni di pistole e oltre tre milioni di fucili di vario tipo, inclusi quelli da caccia e da guerra.
I dati sui morti per armi da fuoco: il conftonto Italia-Usa
Dall’inizio di quest’anno, i morti in Italia a causa delle armi sono stati 797, un dato molto grande ma che impallidisce di fronte ai numeri Usa (secondo Paese con più morti violente dopo il Brasile) dove se ne contano 12.714.
Perché è così facile comprare un’arma negli Stati Uniti
Secondo il Gun Violence Archive, nel 2022 si sono già registrati 212 eventi con 4 o più persone – sparatore escluso – colpite o uccise. Erano stati 693 nel 2021, 611 nel 2020 e 417 nel 2019. Biden tentò, dopo la strage di Newtown (26 vittime nel 2012) di trasformare la legge che consentiva con tanta facilità acquistare armi, ma senza successo. Molti sondaggi confermano che la maggioranza degli americani, compresa la maggioranza dei soci della potente lobby delle armi National Rifle Association (Nra), è favorevole a limiti di buon senso. Ma allora perché è impossibile introdurli? Limiti culturali da una parte, ma anche legali e politici. Oggi, in certi Stati americani, si possono vendere AR15 a diciottenni. Si entra in un negozio con la carta d’identità e si esce con un fucile semi automatico.
Pubblicato su Il Messaggero Veneto