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A Lampedusa torna l’emergenza: 21 sbarchi in 24 ore e oltre mille naufraghi nell’hotspot dell’isola. Recuperato il cadavere di una donna

Una delle barche naufragate è partita sabato sera da Sfax, in Tunisia: mancherebbero ancora 14 persone all’appello. La Guardia costiera tunisina ha rinvenuto i corpi di 30 persone, tra cui donne e bambini, in stato di decomposizione: sono vittime del mare

Altri 204 migranti, a bordo di cinque diverse imbarcazioni, sono stati soccorsi dalle motovedette della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto e sono stati sbarcati a Lampedusa. Salgono a 12 (compresi i due gruppi di naufraghi) gli approdi sulla più grande delle isole Pelagie, con 502 persone, a cominciare dalla mezzanotte.

Gli ultimi natanti soccorsi avevano a bordo 41 persone (7 donne e 5 minori), 39 (6 donne e 1 minore), 38 (9 minori), 43 (6 donne e 1 minore), 43 (8 donne) originarie di Costa d'Avorio, Burkina Faso, Congo, Gambia, Nigeria, Niger, Guinea, Liberia, Mali, Sierra Leone, Sudan.

È stato un peschereccio tunisino, il «Mohamed Amine», a soccorrere, prima dell'arrivo della Cp319 i 40 migranti che sono finiti in acqua, in zona Sar italiana, dopo che la loro barca in metallo si è ribaltata ed è affondata. Recuperato anche il cadavere di un giovane che è stato portato alla camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana dove le bare, di migranti morti a seguito di naufragio, sono salite a sei. Secondo i sopravvissuti, alla partenza da Sfax su quel barchino in metallo di 7 metri c’erano 55 persone. Mancano all’appello 14 persone. La barca, secondo le prime informazioni, sarebbe partita alle 21 di sabato da Sfax, in Tunisia. Del gruppo fanno parte persone del Burkina Faso, Camerun, Costa d'Avorio, Guinea, Isole Comore e Sudan. Avrebbero pagato da 500 a 600 euro per la tragica traversata.

Un terzo barchino è naufragato, nel giro di poche ore, nelle acque antistanti Lampedusa. Trentasei i migranti tratti in salvo, fra cui 8 donne e 3 minori, dai militari della motovedetta V1300 della Guardia di finanza. Recuperato anche il cadavere di una giovane donna. I sopravvissuti e il corpo della ragazza, sono stati già sbarcati a molo Favarolo. La salma è stata portata al cimitero di Cala Pisana dove le bare salgono a sette.

La Guardia costiera tunisina di Sfax, Kerkennah e Mahdia ha rinvenuto ieri i corpi di 30 persone, tra cui quelli di due donne e due bambini, in stato di decomposizione. Lo ha reso noto il portavoce della Guardia nazionale di Tunisi. Secondo un'indagine preliminare, la stessa fonte ha affermato che dovrebbe trattarsi di cadaveri appartenenti a subsahariani vittime di naufragi. I corpi sono stati inviati ai reparti di medicina legale per le indagini del caso. Non c’è alcun riferimento a quali naufragi facciano riferimento questi ritrovamenti.

La raffica di sbarchi, iniziata nella tarda mattinata di ieri, si sta registrando dopo quattro giorni di stop dovuti alle cattive condizioni del mare. Tutti i migranti sbarcati sono stati portati all'hotspot di contrada Imbriacola dove, all'alba, c'erano 1.094 ospiti, a fronte dei poco meno di 400 posti disponibili. Ieri mattina, nella struttura di primissima accoglienza, erano presenti 315 persone.

Corridoi umanitari Sant’Egidio-Cei, nuovo arrivo dei profughi dall’Etiopia

Arriveranno mercoledì a Fiumicino, con un volo di linea dell'Ethiopian Airlines proveniente da Addis Abeba, 67 rifugiati dal Corno d'Africa. Si tratta del primo viaggio reso possibile dalla firma del terzo Protocollo d'intesa tra Comunità di Sant'Egidio, Conferenza episcopale italiana (che agisce attraverso Caritas italiana) e governo italiano per l'apertura dei Corridoi umanitari dall'Etiopia. Le 67 persone, di nazionalità eritrea e sud sudanese, riferisce una nota di Sant'Egidio, erano da tempo rifugiate in Etiopia e sono state, in gran parte, segnalate da parenti o amici che si trovano in Italia, alcuni dei quali venuti precedentemente con i corridoi umanitari. La maggior parte di loro troverà ospitalità a casa dei parenti, garanzia di una più facile e rapida integrazione nel nostro paese. I nuclei familiari in arrivo saranno accolti in diverse regioni italiane (Lazio, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto) e avviati ad un percorso di integrazione: per i minori attraverso l'immediata iscrizione a scuola, per gli adulti con l'apprendimento della lingua italiana e, una volta ottenuto lo status di rifugiato, l'inserimento nel mondo del lavoro. Tutto ciò grazie a un progetto totalmente autofinanziato con l'8x1000 della Cei, fondi raccolti dalla Comunità di Sant'Egidio e la generosità di tanti cittadini che hanno offerto le loro case e il loro impegno gratuito e volontario.

Il caso politico

«L'ennesimo tragico naufragio al largo di Lampedusa riempie di dolore. Altre vite spezzate e disperse in mare. L'Europa e il governo devono agire e fare la loro parte per impedire quella che è una vera e propria carneficina», lo dice in una nota Raffaella Paita, presidente del gruppo Azione-Italia Viva in Senato. «La strategia – concludenon può essere né quella del blocco navale, ormai sconfessata dal governo stesso, né quella dei porti aperti a tutti, ne siamo consapevoli. Serve un vero impegno del governo in Europa, fatto di cooperazione internazionale, revisione del trattato di Dublino, salvataggi in mare. Legalità e umanità devono essere le parole d'ordine».

«Episodi terribili che accadono senza che vi sia un'azione politica ed istituzionale capace di mettere in discussione l'assenza di canali di ingresso regolari destinati ai migranti e senza che una missione internazionale di salvataggio presidi di più lo stesso Mediterraneo. Il governo Meloni invece di dedicarsi a queste necessità irrinviabili si è concentrato sulla produzione di un decreto assurdo che come unico risultato produrrà la limitazione delle occasioni di accoglienza producendo altra marginalità», commenta Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie e diritto alla casa della segreteria nazionale Pd.

Pubblicato su Il Messaggero Veneto