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Chiese in Provincia di Gorizia - città di : Chiesa di San Polo

Chiesa di San Polo
S.Polo

GORIZIA
Via San Polo - Monfalcone (GO)
Culto: Cattolico
Diocesi: Gorizia
Tipologia: chiesa
La chiesa di San Polo, che deve il suo aspetto attuale ad un restauro conservativo realizzato negli anni Novanta, seppur sorta in epoca tardiva, dal punto di vista tipologico si lega ad una tradizione locale di chiesette rurali. Raggiunse il suo assetto, che conserva ancora oggi, nel corso del Settecento, a seguito dell’ampliamento di una semplice cappella votiva privata di epoca seicentesca corrispondente all’attuale presbiterio – testimoniata da una discontinuità netta della muratura in... Leggi tutto
Fonte: BeWeB - Beni Ecclesiastici in Web

Dettagli

La chiesa di San Polo, che deve il suo aspetto attuale ad un restauro conservativo realizzato negli anni Novanta, seppur sorta in epoca tardiva, dal punto di vista tipologico si lega ad una tradizione locale di chiesette rurali. Raggiunse il suo assetto, che conserva ancora oggi, nel corso del Settecento, a seguito dell’ampliamento di una semplice cappella votiva privata di epoca seicentesca corrispondente all’attuale presbiterio – testimoniata da una discontinuità netta della muratura in corrispondenza dell’arco santo scoperta durante i lavori di restauro degli anni Novanta - con l’annessione della navata e della sacrestia; in quell’epoca la chiesa iniziò ad assolvere le funzioni religiose del borgo rurale che si sviluppava attorno, in sostituzione della precedente chiesa che risultava fuori mano. Si tratta di un edificio semplice, realizzato con tecniche costruttive tradizionali, senza particolari ricerche estetiche e architettoniche, e facendo ricorso a maestranze locali: le caratteristiche dimensionali ripropongono i canoni metrici tipici della cultura veneziana a dimostrazione della radicata influenza veneta sul territorio riscontrabile anche nelle costruzioni più povere. Dissacrato più volte in periodo napoleonico ed anche nel corso del Novecento adibendolo ad uso della sezione locale dei Bersaglieri, fu ripristinato al culto giovedì 28 maggio 1992 e nell’occasione si decise di mantenere l’ingresso esclusivamente dal fronte laterale risultando pericoloso l’utilizzo della porta in facciata a causa del notevole traffico veicolare della statale Gorizia-Trieste la quale fu lasciata murata.

Preesistenze

L’iscrizione in caratteri antichi DIVI PAULI NUMO, ACEGENI LABORE riportata sull’architrave della porta della torre campanaria potrebbe collegarsi alla tradizione secondo cui il campanile della nuova chiesa sarebbe stato costruito con le pietre provenienti dalla demolizione del campanile della vecchia chiesa di San Paolo, di cui oggi rimane un brandello di muro ma che fino agli anni Venti del Novecento, anche a seguito dei danni della prima guerra mondiale preservava intatta l’intera abside, conservando i pregevoli affreschi. In precedenza infatti, a Monfalcone in zona San Polo vi erano due chiese che per un periodo coesistettero. La chiesa più antica, dedicata a San Paolo o San Poletto, sorgeva fuori dal borgo attuale di San Polo; fu costruita verso la fine del Trecento ed apparteneva agli abati di Beligna. Questo edificio che si collegava ad una tipologia locale di chiesette campestri, nel corso del tempo fu rimaneggiato ed abbellito: si costruì una bassa abside gotica a volta di mattoni e gli interni furono affrescato dal pittore udinese Nicolò Cumin con scene della vita di Cristo e scene dell’Inferno, Purgatorio e Paradiso che completò nel 1581 – com’era riportato nella scritta a sinistra in basso dell’arco santo, sotto il riquadro dell’Annunciazione NICOLÒ CUMIN D’UDENE DIPENSE QUESTA OPERA SOTTO LA CAMERARIA DE MISSIER LEONARDO DELLI PINI ET ZANON SASSON P. COMPAGNO POAETE. QUESTA DIPINTURA MDCLXXXI DEL MESE DE DECEMBRIO FINÌ CON LA COMISSION R. DELLI FRATELLI DELLA SCOLA DI S. POLO). All’interno dapprima ospitava un unico altare, pregevole opera quattrocentesca, in legno dorato posto a cornu evangelii nella piccola navata, mentre in occasione della visita pastorale del patriarca Francesco Barbaro del 1593 vi era anche un nuovo altare posto nell’abside. Fonti attestano che nel 1734 si avviò la ricostruzione della cella campanaria e della bassa cuspide, utilizzando le pietre squadrate provenienti dal ponte romano di Ronchi che riportavano iscrizioni sepolcrali (L. TITIUS L. LIB. GRAPTUS che fu inserita nel muro sopra l’architrave del campanile, TI. JULIO. C. F. FAB. VIATORI che fu adattata a nuova mensa dell’altare). Profanata dall’esercito francese nel 1807, fu riconsacrata; in seguito alla costruzione della linea ferroviaria Monfalcone-Cervignano e la rettifica della strada statale Gorizia-Trieste la chiesa di San

XIV - XIV (preesistenza intero bene)

Costruzione di una chiesetta dedicata a San Paolo (in seguito anche San Poletto), per volontà degli abati di Beligna. L’edificio era situato in posizione diversa rispetto alla chiesa di San Polo, al di fuori del borgo attuale omonimo. Ad oggi dell’edificio rimane un brandello di muro.

metà XVI - 1593 (preesistenza intero bene)

Il primo documento in cui è nominata la chiesa di San Paolo risale alla metà del Cinquecento. Dalla relazione della visita apostolica effettuata da Francesco Barbaro emerge che la chiesa esternamente era circondata da un muretto al cui interno non vi erano sepolture.

1550 - 1600 (preesistenza intero bene)

Intervento rifacimento e di ampliamento della chiesa con l’aggiunta dell’abside con volta in mattoni.

1581 - 1581 (preesistenza intero bene)

Esecuzione degli affreschi che decoravano l’interno della chiesa, ad opera del pittore udinese Nicolò Cumin. visibili fino agli anni Venti del Novecento.

XVII - XVII (costruzione intero bene)

Costruzione del nucleo fondante dell’attuale chiesa di San Polo, ubicata nell’omonimo borgo. La chiesa nacque come cappella privata della famiglia Pini ed in origine era dedicata a San Giuseppe. Questo primo edificio, con tutta probabilità, corrisponde all’attuale presbiterio.

1701 - 1701 (fonte intero bene)

Prima fonte scritta che attesta l’esistenza della chiesa di San Polo, contenuta nella relazione della visita del patriarca Dionisio Delfino nel 1701; ne emerge che la nuova chiesetta sorge nel borgo di San Pollo, che è dedicata a San Giuseppe e che non è consacrata.

1756 - 1756 (ampliamento intero bene)

In seguito all’aumento di popolazione l’edificio fu ampliato con l’aggiunta dell’attuale navata e, con tutta probabilità, della sacrestia. La data di costruzione (1756) è desumibile dall’iscrizione riportata nella chiave di volta dell’arco del campaniletto che si erge sopra la facciata.

XIX - XIX (costruzione esterno della chiesa)

Erezione del campanile, impiegando le pietre ricavate dalla demolizione di parti della vecchia chiesa, ove a sua volta erano state utilizzate le pietre estratte dai pilastroni del ponte romano di Ronchi, demoliti nel 1770.

1861 - 1861 (completamento intero bene)

In seguito alla riapertura della chiesa al culto dopo la sua chiusura in epoca napoleonica e la sua riduzione a fienile, la chiesa fu dotata di altare, banchi, campane e paramenti sacri provenienti dalla chiesa di San Paolo.

1920 (?) - 1920 (?) (restauro intero bene)

Sistemazione dell’edificio in seguito ai danni riportati durane la prima guerra mondiale. Si ipotizza che in tale occasione siano state revisionate le strutture della copertura.

1960 - 1960 (restauro intero bene)

Intervento di restauro della chiesa. In quest’occasione fu chiuso l’ingresso sul fronte principale ed aperta una porta laterale sul fianco destro della navata; all’interno furono sostituiti i pavimenti, le pareti furono tinteggiate e fu aggiunta una cornice orizzontale decorativa in gesso che corre lungo l’intero edificio.

1989 - 1992 (restauro intero bene)

Intervento di restauro della chiesa, diretto da Licio Pavan ed eseguito dall’impresa Giorgio Dieudonnè di Monfalcone. L’intervento interessò la copertura che presentava diverse parti degradate con conseguenti infiltrazioni d’acqua e formazione di macchie d’umidità nel soffitto. Fu revisionato il tetto, sostituendo l’orditura minuta; fu rifatto, riutilizzando lo stesso materiale, il manto sottotegola ed inoltre si provvide alla coibentazione con la posa di uno strato di isolante e della barriera al vapore, sopra a cui fu realizzato un ulteriore strato in tavolato. Fu realizzato un nuovo piano d’imposta della copertura con la costruzione di un cordolo continuo a chiusura delle strutture verticali. Inoltre furono sostituite le grondaie ed i pluviali. Le strutture verticali si presentavano in buono stato e l’intervento si limitò alla rimozione e sostituzione degli

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