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Chiese in Provincia di Udine - città di Visco: Chiesa di Santa Maria Maggiore
Chiesa di Santa Maria Maggiore
Glesie di Sante Marie S. Maria Maggiore
Dettagli
La parrocchiale di Visco, che deve il suo aspetto attuale ad un restauro generale realizzato negli anni Ottanta ed è stata oggetto di recente restauro di tipo conservativo, si ricollega ad una tipologia di chiese ben radicata sul territorio di matrice veneta di epoca barocca, seppur estremamente semplificata nelle linee. Scarse sono le notizie in merito alla sua evoluzione storica anche a causa della perdita di parte dell’archivio parrocchiale durante la prima guerra mondiale. Eretta sul sito di una precedente chiesa legata a modelli medievali, raggiunse il suo aspetto attuale alla fine del Seicento, periodo in cui l’edificio esistente fu oggetto di un totale rifacimento ed ampliamento, in seguito al quale nel corso del Settecento anche gli interni furono completati con nuovi altari marmorei anch’essi legati a modelli veneti. Per quanto concerne l’apparato decorativo e pittorico del complesso, fu rifatto ad inizio Novecento, in chiave storicista, riproponendo l’originario gusto settecentesco con decorazioni, stucchi ornamentali e dorature che conferiscono una certa ricchezza all’insieme.
Preesistenze
Nel fianco sinistro della navata, a sinistra del confessionale, vi è un lacerto d’affresco emerso nel corso dei restauri del patrimonio artistico della chiesa condotto a partire dagli anni Settanta: vi è stato riconosciuto un Christus Patiens che è da attribuire ad un ciclo della precedente chiesa tardo medievale, ben descritta nella relazione della visita apostolica dell’abate Bartolomeo da Porcia del 1570. La chiesa, di dimensioni modeste rispetto all’attuale, viene identificata come un edificio già esteticamente decoroso, con gli interni affrescati e dotato di tre altari, di cui quello maggiore dedicato alla Vergine - in legno dorato con statue ai lati e tabernacolo al centro - quelli laterali dedicati alla Vergine e ai Santi Sebastiano e Rocco; in un angolo c’era il sacrario; vi era già il fonte battesimale, in pietra, impostato su una colonna come anche la pila dall’acqua santa. L’edificio, dal punto di vista tipologico, si può ricondurre a delle chiesette campestri diffuse nel territorio a partire dal Trecento, composte da una navata longitudinale e da un presbiterio con abside orientata ad Est; sopra la facciata si ergeva un campanile a vela con due campane ed esternamente era circondata dal cimitero. Probabilmente non era da tanto che questo edificio era stato ricostruito, elevandolo su un terrapieno, sul sito di una precedente chiesa la cui esistenza potrebbe essere fatta risalire al XIII secolo, attorno alla quale, nel corso del XV secolo, si era sviluppata una centa di case. Di un’altra antica chiesetta che sorgeva in paese, di cui è attestata l’esistenza almeno dal 1334 - citata nel testamento di Bernardo Strassoldo - ed in seguito abbandonata e scomparsa, è stato conservato un gruppo ligneo di San Martino: l’opera, più tarda del 1570, attualmente è collocata sulla cimasa dell’altare del Crocifisso. Anche questa chiesetta, intitolata ai Santi Martino, Matteo, Giovanni Battista, di probabile origine medievale, presentava le stesse caratteristiche tipologiche della chiesa di Santa Maria con due altari all’interno e il campanile a vela sopra la facciata con una sola campana.
Impianto planimetrico
La chiesa sorge in posizione rialzata rispetto alla strada, elevata su un terrapieno raggiungibile tramite una scalinata di dodici gradini. Esternamente si affaccia su un sagrato chiuso da un muretto in pietra, con una recinzione in ferro battuto sul fronte; altri tre gradini ed uno in corrispondenza del portale precedono l’ingresso in chiesa. L’edificio, orientato ad Est - Nord Est, si caratterizza per una configurazione planimetrica molto semplice, composta da un’unica navata longitudinale completata su entrambi i fianchi da un’absidiola a lato della facciata e da due nicchie meno profonde, absidate all’intradosso e a pianta rettangolare all’estradosso, intervallate da una nicchia rettangolare più sporgente; il pres
VII - X (preesistenza intero bene)
Esistenza di un’area cimiteriale pre-cristiana/pagana sull’area in cui poi fu eretta la chiesa. Questa ipotesi fu avanzata a seguito del rinvenimento di alcuni reperti alla base del terrapieno su cui si eleva la chiesa - frammenti di terrecotte, una fibula e un orecchino in bronzo, resti di un guerriero e di un cavallo, attribuibili all’epoca longobarda.
1296 - 1296 (preesistenza intero bene)
Fonte che attesta l’esistenza di un complesso religioso a Visco con un vicario curato, dipendente dalla pieve di Aiello.
XV (?) - XV (?) (preesistenza esterno della chiesa)
Costruzione di una centa di case che circondava la chiesa, il cui tessuto edilizio, fortemente danneggiato durante la prima guerra, è tuttora intuibile. L’esistenza della centa è testimoniata altresì nella pala della Beata Vergine Assunta, opera di fine Seicento del Cosattini e collocata alle spalle dell’altar maggiore, dove ai piedi della Vergine è inserita l’immagine della chiesa.
XVI (?) - XVI (?) (preesistenza intero bene)
Riedificazione della chiesa, sul medesimo sito della precedente, innalzandola su un terrapieno artificiale.
1570 - 1570 (preesistenza intero bene)
Descrizione del complesso religioso contenuta nella relazione della visita apostolica di Bartolomeo da Porcia a Visco, redatta da Agostino Varisco, cancelliere del visitatore apostolico. In occasione della visita fu sanzionato il distacco dalla pieve di Aiello e l’elevazione della chiesa di Visco a pieve autonoma.
1685 - 1685 (consacrazione intero bene)
Consacrazione della chiesa, intitolata alla Beata Vergine Assunta, impartita dal Vescovo di Trieste, Giacomo Ferdinando de Gorizutti, il 17 ottobre 1685 - si veda lapide inscritta posta nel fianco sinistro della navata, tra la cappella della Madonna e la nicchia battesimale.
1693 - 1739 (rifacimento con ampliamento intero bene)
Rifacimento dell’edificio per volontà del parroco pre Geminiano Comelli de Stuckenfelt di Gradisca, conferendo l’aspetto attuale. L’intervento probabilmente comportò l’ampliamento delle dimensioni della chiesa, la sopraelevazione delle murature e l’innalzamento della copertura.
1698 - 1698 (completamento interno della chiesa)
Secondo quanto contenuto nella relazione della visita arcidiaconale effettuata da Giovanni Battista Crisai, durante il corso del Seicento furono aggiunti gli altari laterali del Crocifisso e di Sant’Antonio di Padova; l’altare in cornu evangelii risulta intitolato a San Giovanni Battista, mentre rimangono inalterate le intitolazioni dell’altare maggiore e dell’altare di San Sebastiano in cornu epistolae.
XVIII - XVIII (intitolazione intero bene)
Cambio di intitolazione della chiesa da Beata Vergine Assunta a Santa Maria Maggiore.
1741 - 1772 (completamento e decorazione interno della chiesa)
Opere di completamento ed abbellimento degli interni della chiesa, per volontà del parroco Giovanni Ottavio de Gorizutti. Tra queste si annoverano la realizzazione del nuovo altare maggiore ad opera dello scultore-altarista gradiscano Paolino Zuliani (1738 - 1750) e dei nuovi altari laterali in marmo, con le relative pale (ad eccezione dell’altare del Crocifisso risalente ad inizio Ottocento).
1786 - 1789 (rifacimento intero bene)
Sotto la guida del parroco Gaspar Antonio de Gorizutti furono realizzati consistenti lavori alla fabbrica; in particolare fu rivisto il piano dell’illuminazione interna con la modifica delle fonometrie, tra cui la chiusura delle lunette con pietra di Medea.
1801 - 1801 (decorazione interno della chiesa)
Realizzazione degli stucchi che rivestono le pareti e la volta del presbiterio.
1830 - 1837 (completamento interno della chiesa)
Erezione del pulpito (1830) e della cantoria (1837) - quest’ultima ad opera del capomastro Antonio Martini di Medea - dove fu collocato l’organo realizzato nel 1838 dal vicentino Antonio De Lorenzi.
1833 - 1833 (decorazione e restauro interno della chiesa)