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Chiese in Provincia di Udine - città di Tricesimo: Chiesa di San Giorgio Martire
Chiesa di San Giorgio Martire
S. Giorgio M.
Dettagli
Chiesa orientata su sedime al piano di campagna, ad aula e presbiterio rettangolari. Copertura a due falde con manto in coppi di laterizio e struttura portante in capriate lignee con barbacani in pietra. Prospetto principale con portale e due finestre simmetriche rettangolari. Al di sopra del portale piccolo sporto ligneo a due falde con coppi di laterizio. Sul colmo della facciata, monofora campanaria. Due finestre sul lato meridionale illuminano l’aula. L’interno presenta arcone di accesso al presbiterio con paraste ioniche e cornicione lungo tutto il perimetro dell’abside. All’area presbiteriale si accede tramite un gradino. Non sono presenti balaustre e la pavimentazione dell’intero spazio interno è in piastrelle di cotto disposte a losanghe. Sulle pareti lacerti di affreschi del XIV-XV secolo.
Pianta
Aula e presbiterio rettangolari.
Scale
La struttura è in muratura mista, laterizio e ciottoli.
Prospetto principale
Prospetto principale con portale e due finestre simmetrie rettangolari. Al di sopra del portale piccolo sporto ligneo a due falde con coppi di laterizio. Sul colmo della facciata, monofora campaniaria.
Coperture
Copertura a due falde con struttura portante in capriate lignee e manto in coppi di laterizio.
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimento in piastrelle di cotto disposte a losanghe.
IX - XII (costruzione intero bene)
Mancando documentazione scritta ci si basa sulle emergenze architettoniche che collocano la chiesa in ambito romanico.
1360 - 1360 (citazione intero bene)
Il documento d'archivio più antico che cita la chiesa di San Giorgio risale al 1360 anno in cui il notaio Pantaleone de' Superbi redige il "quaderno" dei redditi dopo i dissesti provocati dalla peste nera del 1348.
1593 - 1593 (restauro ancona intero bene)
Visita pastorale del patriarca Francesco Barbaro che riscontra le cattive condizioni della chiesa e consiglia di restaurare al più presto l'ancona lignea. Nella documentazione contabile sono riportate le spese sotenute per acconti dati per il restauro.
1598 - 1598 (restauro intero bene)
Il pievano Gagliardis, in occasione della visita della chiea di San Giorgio nel 1595, auspica che vengano eseguiti vari interventi strutturali e di restauro sulla chiesa. I lavori vennero iniziati sul finire del 1598 e interessavano: la demolizione dell'antica abside eregendo un nuovo presbiterio più ampio del precedente e di forma quadrata; si decide inoltre di voltare il coro e di aprire due finestre illuminanti la navata.
1666 - 1666 (rifacimento pavimentazione)
Nel 1666 viene sostenuta una spesa per il rifacimento del pavimento in mattonelle di cotto.
1672 - 1672 (costruzione atrio prospetto principale)
A tale data corrisponde l'edificazione dell'atrio d'ingresso alla chiesa; tipico di molte chiese campestri friulane.
1678 - 1678 (apertura finestre prospetto principale)
Nonostante i miglioramenti di illuminazione interna già attuati, essa risultava ancora troppo scarsa, vennero così aperte due finestre rettangolari in facciata.
1768 post - 1768 post (interventi strutturali intero bene)
A seguito di due furti avvenuti nel 1760 e nel 1768, si decise di rinforzare il portale d'ingresso e di chiudere le due balconate aperte nel 1598, riaprendone delle nuove di forma diversa e diversa altezza.
1802 - 1802 (demolizione atrio prospetto principale)
L'atrio ormai fatiscente venne demolito e i materiali della demolizione vennero venduti per pagare la costruzione di un altare di mattoni.
1939 - 1945 (danni di guerra intero bene)
Durante la seconda guerra mondiale la chiesa viene presa di mira da truppe tedesche e da sbandati che sfondano la porta, mettendo a soqquadro l'interno bruciando gli arredi e distruggendo anche la pala d'altare.
1955 - 1976 (ricostruzione intero bene)
Dopo le devastazioni subite durante la seconda guerra mondiale la chiesa venne lasciata senza alcun intervento; tale decisione causò i crolli di parte delle strutture. Un provvedimento dell'autorità diocesana riuscì comunque a evitare il crollo completo della struttura avviando importanti lavori di ricostruzione. Tali interventi non resero necessario alcun lavoro straordinario dopo il terremoto del 1976.