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Chiese in Provincia di Udine - città di : Chiesa di San Canciano Martire
Chiesa di San Canciano Martire
Glesia di San Cansian S. Canciano Martire
Dettagli
La parrocchiale di Crauglio, nonostante la sua costruzione risalga ad inizio Settecento - come molte altre chiese del territorio - è riconducibile ad una tipologia più antica di chiese campestri ben radicata sul territorio: riprende infatti fedelmente l’aspetto della precedente chiesetta tardo medievale che sorgeva sul medesimo sito, ampliandone le dimensioni per adeguarle alle esigenze della popolazione aumentata di numero. È caratterizzata da un’estrema semplicità compositiva; l’unica particolarità è conferita dalla soluzione adottata per la sua torre campanaria - eretta circa un decennio prima della ricostruzione della chiesa - inglobata alla facciata principale, forse per mantenere un riferimento all’antico campanile a vela. Diversamente vale per l’interno, in cui si riscontra uno spiccato gusto settecentesco sia nella partitura delle pareti sia nell’apparato decorativo a stucchi ornamentali in perfetto stile rococò, conservatosi nel corso del tempo senza particolari alterazioni. Per quanto concerne l’apparato liturgico, alcuni manufatti provengono dalla chiesa antica, gli altari invece furono realizzati all’epoca della costruzione della chiesa: anch’essi legati a modelli veneti, mentre gli altari laterali presentano forme più compatte in stile barocco, l’altare maggiore è caratterizzato da un aspetto più sfarzoso, tipico del rococò.
Preesistenze
Diversi elementi collocati nella zona della facciata testimoniamo che l’attuale chiesa di San Canciano si innestò sul sedime di una precedente chiesa medievale ben descritta nella relazione della visita apostolica dell’abate Bartolomeo da Porcia del 1570. Il portale d’ingresso, sormontato da un timpano contenente un’epigrafe, risale al restauro seicentesco a seguito delle Guerre Gradiscane, a cui appunto fa riferimento l’iscrizione; all’interno, nel fianco sinistro nei pressi della controfacciata, è stato rinvenuto un lacerto d’affresco che risponde a canoni stilisti tardo rinascimentali e potrebbe essere ascritto o allo stesso intervento di restauro o addirittura all’epoca della prima consacrazione della chiesa avvenuta nel 1574; sempre in controfacciata, nel muro a sinistra dell’ingresso è conservato il sacrarium, una nicchia rettangolare chiusa da una porticina lignea che custodisce una vasca dove venivano smaltite le acque sacre; esternamente la nicchia presenta un profilo in pietra calcarea concluso seriormente ad arco entro cui è compresa una decorazione a bassorilievo di una croce rossa che si eleva dal monte Calvario: per stilemi va datato all’epoca cinquecentesca e potrebbe coincidere con quello citato nella relazione del Porcia. Questi manufatti si sono conservati fino ad oggi perché il nuovo edificio fu costruito mantenendo il muro della facciata ed una porzione dei fianchi esistente, fatto comprovato dal rinvenimento, in occasione dell’ultimo restauro, di due oculi tamponati che si aprivano lateralmente in facciata, ad un’altezza di circa 5 ml. La chiesa tardo medievale - costruita verosimilmente all’inizio del XV secolo rifacendo un precedente edificio di culto di almeno un secolo più antico – presentava un aspetto simile a quella attuale ma era di dimensioni più modeste; si può ricondurre ad una tipologia di chiesette campestri diffuse nel territorio a partire dal Trecento, composte da una navata longitudinale e da un presbiterio con abside orientata ad Est. Anche l’antico ingresso era preceduto da un pronao: vi si conserva tuttora la parte lapidea di una grata in ferro realizzata davanti al pronao per disposizione di Francesco Barbaro nel 1593 al fine di impedire l’ingresso in chiesa da parte degli animali. A sinistra della facciata sono visibili i pilastrini d’ingresso al camposanto che si sviluppava attorno alla chiesa ed inoltre si sono conservate diverse porzioni del muro che lo cingeva: a memoria dell’esistenza dell’antico cimitero è stata inoltre riportata in loco la tomba del barone Niccolò Steffaneo, ultimo discendente maschio della famiglia locale, de
XIII - XIV (preesistenza intero bene)
Edificazione di un edificio di culto - probabilmente costituito da una piccola cappella - fin dalle origini dedicato a San Canciano, sotto la giurisdizione della pieve di Aiello. La chiesetta, situata in posizione decentrata rispetto all’originario nucleo abitativo, fu eretta su una sorta di terrapieno leggermente rialzato rispetto al piano stradale che non si conosce se sia di origine naturale o costruito ad hoc, oppure se vi sussistesse un precedente insediamento sacro-abitativo di epoca romana o paleocristiana legato al culto pagano.
1375 - 1375 (fonte intero bene)
Primo documento che attesta l’esistenza della chiesa di Crauglio.
1408 - 1408 (preesistenza interno della chiesa)
Costruzione dell’altare maggiore, affidata a Nicola Maurotti (altrimenti citato come Nicolò Mansutti). L’altare dovette consistere in una semplice mensa in pietra e mattoni impostata su due gradini e sormontata da una pala o da un polittico; sopra la mensa vi poggiava un tabernacolo ligneo e alcune sacre suppellettili.
1494 - 1494 (contesto esterno della chiesa)
Sviluppo di una centa di case attorno alla chiesa che si trovava al centro dell’insediamento, protetto esternamente da palizzate, muri di pietra e fossati e completato da una torre. Seppur ampliato e modificato nel corso dei secoli questo tessuto edilizio è tuttora leggibile.
1570 - 1570 (preesistenza intero bene)
Descrizione del complesso religioso durante il Cinquecento, contenuta nella relazione della visita pastorale effettuata da Bartolomeo da Porcia il 3 aprile 1570. La chiesa si componeva di un’unica navata e di un piccolo presbiterio; l’ingresso era preceduto da un pronao dove, a sinistra della porta d’ingresso, vi era un altare costituito da una semplice mensa rialzata di un paio di gradini. L’interno della chiesa era pavimentato ed, oltre all’altar maggiore, ospitava nella navata due altari laterali dedicati, quello di destra, ai Santi Sebastiano e Rocco - portatile e non consacrato, veniva mantenuto dalla Confraternita di San Rocco fondata nel corso del XV secolo - e quello di sinistra alla Visitazione della Vergine; al centro della navata vi era il fonte battesimale collocato da poco. Sopra la facciata si ergeva un campaniletto a vela con bifora campanaria ed esternamente la chiesa era circondata dal cimitero delimitato da un muro di cinta.
1574 - 1574 (preesistenza/consacrazione intero bene)
La chiesa fu consacrata il 16 ottobre 1574 dal vescovo di Cattaro Luca Bisanzio.
1624 - 1624 (preesistenza/restauro intero bene)
In seguito alle Guerre Gradiscane, la chiesa subì un periodo di abbandono e, probabilmente, di profanazione, dopo il quale fu restaurata per volontà e a spese del notaio locale Leonardo Leonarduzzi - si veda iscrizione sopra al portale. Non si conosce però la portata dell’intervento.
1682 - 1682 (fondo intero bene)
Al fine di ampliare la fabbrica della chiesa di San Canciano ed il cimitero circostante, furono acquistati tre campi adiacenti all’originale edificio.
1683 - 1698 (costruzione esterno chiesa)
Erezione della torre campanaria ad opera dei fratelli muratori Lorenzo, Francesco e Giovanni Battista Martinuzzi (altrimenti citato come Mistruzzi) da Tricesimo; alcune lavorazioni in pietra e la realizzazione della base e dei capitelli delle colonne alla base del campanile - furono eseguite dal tagliapietre Andrea Loch di Merna.
1700 - 1710 (completamento interno della chiesa)
Realizzazione degli altari laterali, attribuiti a Giovanni Pacassi, finanziati da Troiano Steffaneo e dalla Confraternita dei Santi Sebastiano e Rocco.
1710 - 1710 (rifacimento con ampliamento intero bene)
Rifacimento completo con ampliamento della chiesa; il nuovo edificio si innestò sul sedime della precedente chiesa tardo-medievale, di cui fu mantenuto il muro della facciata ed una porzione dei fianchi. Tra gli anni Ottanta e Novanta del Seicento furono demoliti il pronao, gran parte della na