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Addio a Antonio Idelfonso, fu direttore dell’ispettorato al lavoro del Fvg

Vinto nella notte tra il 7 e l’8 dicembre da un male che lo affliggeva ormai da tempo. I funerali saranno celebrati mercoledì alle 14.30 nella chiesa parrocchiale di Billerio

Ha spiccato il suo ultimo volo il falco delle Dolomiti, così lo chiamavano i colleghi dell’ispettorato del lavoro per il suo grande rigore. E' morto a 90 anni il commentator Antonio Idelfonso, già direttore dell’ispettorato al lavoro del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, vinto nella notte tra il 7 e l’8 dicembre da un male che lo affliggeva ormai da tempo.

Lascia la moglie Mariarosa, i figli Fabiano, Luciana - nostra stimata collega - e Federica, gli adorati nipotini Giorgio e Carlotta. I funerali saranno celebrati mercoledì alle 14.30 nella chiesa parrocchiale di Billerio, a Magnano in Riviera, dove Idelfonso viveva con la famiglia.

Da Foggia, sua città natale, il commendatore se n'era andato giovanissimo, poco più che ventenne. Aveva lasciato la Puglia dopo aver vinto un concorso per l’ispettorato del lavoro. Prima destinazione: Belluno. Un gran viaggio per un ragazzo del Sud, che non aveva mai lasciato casa se non durante la Seconda Guerra Mondiale a San Giovanni Rotondo.

“Ricordava sempre di non aver mai indossato un cappotto e all’improvviso di essersi trovato avvolto dalle nevi” racconta la figlia Luciana. Una carriera brillante gli aveva permesso di distinguersi velocemente.

In famiglia richiamava spesso alla memoria gli anni del boom economico, quando la sicurezza era un optional. “Ci raccontava di sarte stipate sotto i pavimenti e cantieri edili sul confine con l’Austria dove gli impresari locali si nascondevano dietro l’incapacità di parlare italiano”.

Il lavoro di quegli anni gli era valso l’appellativo di falco delle Dolomiti, soprannome affibbiatogli dagli amici più cari. Da Belluno era passato a Venezia, con le calli piene di nebbia, ma la possibilità di frequentare un ambiente stimolante e frizzante dal punto di vista lavorativo e culturale.

Poi, a un corso di aggiornamento in Friuli, a Lignano Sabbiadoro, il giovane Antonio aveva conosciuto Mariarosa, che da lì a poco sarebbe diventata compagna premurosa e mamma di Fabiano e Luciana.

"Un’unione fiorita nonostante le diffidenze che l’epoca riservava alle donne separate come nostra madre che per di più aveva già avuto mia sorella, diffidenze che non hanno potuto nulla sull’amore dei nostri genitori - racconta Luciana - né su quello di nostro padre che ha cresciuto Federica come fosse figlia sua".

Alle gioie della vita familiare si accompagnano le progressioni di carriera. Dopo Venezia, Idelfonso va a Vicenza, quindi diventa capo dell’ispettorato di Udine e di Gorizia e ancora del Friuli Venezia Giulia cui si affianca infine il Veneto, alternando tra Trieste e Venezia la sua attività lavorativa. “Era un direttore severo - continua Luciana -, ma pronto ad aiutare e a dare preziosi consigli maturati sul campo ai propri colleghi. Motivo per cui viene insignito di diversi riconoscimenti per merito da parte del Presidente della Repubblica, tra i quali quello di commendatore”.

Dopo 42 anni di servizio, caratterizzati anche da ruoli nazionali di rilievo, per Idelfonso arriva la pensione e purtroppo anche qualche acciacco di salute che lo costringe a diversi anni sulla sedia a rotelle.

“Nonostante questo - conclude la figlia - si è sempre tenuto informato sulle dinamiche legislative in merito alla sicurezza sul lavoro, a lui tanto care, legate - sottolineava sempre - all’articolo 1 della Costituzione”.

Pubblicato su Il Messaggero Veneto