L’addio a Giacomo Gobbato, accoltellato a Mestre. Il fratello: «Possano vivere le sue idee»
A Jesolo il funerale del giovane ucciso nel tentativo di sventare una rapina. Ai piedi del feretro un giubbetto di salvataggio. Celebra il Patriarca Moraglia
Troppo piccola la navata, troppo poche le panche davanti all’altare. Lunedì 30 settembre, alle 15, per ospitare i tantissimi arrivati per porgere l’ultimo saluto a Giacomo Gobbato, la chiesa dei Santi Liberale e Mauro non era sufficiente, neanche riempendo ogni posto spazio tra le colonne e i portoni.
A centinaia sono rimasti all’esterno, nel grande parcheggio alberato dove si riconoscevano gli stessi volti, a tratti gli stessi simboli sulle magliette che sabato avevano riempito le strade di Mestre nel grande corteo in memoria del 26enne rimasto ucciso mentre fermava un rapinatore, il 20 settembre.
Il primo a prendere la parola, prima del segno della croce, è il fratello minore di Gobbato, Tommaso: «È difficile», ha detto quasi a bassa voce, udibile solo grazie al microfono, «È difficile pensare di dire parole in questa situazione, a questa età, non avrei mai pensato di trovarmi qui. E non c’è molto da dire, posso solo ringraziare a nome di tutta la mia famiglia tutti quanti voi, che ci avete dato sostegno e supporto in questi giorni terribili. Che Jack viva ancora, che viva la sua memoria, le sue idee».
Davanti all’altare la bara è coperta con una bandiera granata, un gabbiano tracciato sulla stoffa a filo d’oro; a terra, un giubbetto salvagente arancione, come quelli che si usano in mare, come quelli che lancia tra le onde Mediterranea, la onlus che salva i migranti dispersi al largo e a cui sono state destinate tutte le donazioni del funerale. Alla funzione è presente anche Luca Casarini, storico leader dei centri sociali del Nordest ed oggi a capo della missione di Mediterranea.
«È difficile essere portatori di una pace ricca di speranza», ha continuato il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, dando inizio alla funzione, prima di rivolgersi a tutti i presenti, anche a chi normalmente non frequenta le chiese: «Ci viene chiesto proprio questo. Chi ha fede ha una visione, chi non ce l’ha ha una sua umanità. E in quella possiamo incontrarci, assieme».
Presente per il Comune di Venezia l'assessore alla Sicurezza Elisabetta Pesce che ha detto: «Sono venuta a rappresentare l'Amministrazione comunale di Venezia ed il sindaco Luigi Brugnaro».
«Sono venuta anche come mamma - ha aggiunto -, perché questa tragedia ci colpisce tutti da vicino. C'è il dolore di due genitori, del fratello e dei tanti amici di Giacomo. C'è il dolore di una città intera. Ho letto tante provocazioni sull'attività del Comune, ma non voglio replicare alle strumentalizzazioni - ha concluso -. Oggi è il momento del cordoglio e del lutto cittadino, con tutte le bandiere a mezz'asta».
Pubblicato su Il Messaggero Veneto