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Lacrime e ricordi: in tanti per l’addio a Simone Fant, morto nello schianto dell’ultraleggero

La chiesa di Santa Maria Assunta, a Qualso di Reana del Rojale, era colma di gente per il funerale, celebrato da don Agostino Sogaro, del pilota deceduto nell’incidente aereo di Premariacco

Quello sguardo determinato, dentro la cabina di un aereo è lì, palpabile, catturato nella foto posta accanto al feretro, ricoperto di gerbere color arancio. Per Simone il volo era tutto e per raggiungere il suo sogno si era sacrificato come pochi.

Centinaia di persone, sabato mattina, lo hanno voluto salutare per l’ultima volta, stringendosi alla famiglia Fant, a mamma Paola e papà Davide, al fratello Mattia, alla fidanzata Martina, ai nonni e agli altri parenti e amici.

La chiesa di Santa Maria Assunta, a Qualso di Reana del Rojale, era colma di gente, e chi non è riuscito a entrare per il funerale, celebrato da don Agostino Sogaro, si è raccolto, composto, sul sagrato, dove in tanti hanno appoggiato mazzi di fiori, e sulla scalinata fino in strada. «Questo tuo popolo, Signore, si stringe intorno a Simone, ai suoi familiari e ai suoi cari con il cuore impietrito dal dolore – ha premesso don Agostino accogliendo i partecipanti alle esequie – per chiederti di spaccare il macigno che vi grava e vi possa entrare la luce della grazia».

Una messa offerta, ha detto il parroco, «anche per Alessandra», che il 2 settembre era nell’ultraleggero precipitato a San Mauro di Premariacco assieme all’istruttore di volo 31enne, «per la sua famiglia, per i compagni di scuola e per tutti coloro che le vogliono bene». Don Agostino riparte da quanto detto durante il rosario, una settimana fa.

«Quando ci si trova davanti a cose più grande noi – ha ribadito anche ieri nell’omelia –, la prima cosa, che giustamente che ci viene da fare è di rimanere in un profondo silenzio.

Per capire e lasciarci smuovere da quel che accade. Non un silenzio vuoto, ma pieno. Pieno di rispetto. Innanzi tutto per il dolore indicibile, fisico, della mamma di Simone, Paola, del papà Davide, del fratello Mattia e della fidanzata Martina, dei nonni e di tutti i familiari e amici. Un dolore che è sacro agli occhi di Dio. Un silenzio profondo per l’evidenza che la morte imprevedibile di Simone e Alessandra potrebbe capitare a chiunque di noi, nel modo più banale, come le notizie di cronaca ci fanno spesso vedere. Anche solo attraversando la strada.

L’evidenza che la loro morte ci mette davanti agli occhi – ancora le parole di don Agostino – è che c’è qualcosa che viene prima delle nostre preoccupazioni, dei nostri progetti, dei nostri calcoli e bilanci: nessuno di noi solo due settimane fa avrebbe mai immaginato di essere qui stamattina. Qualcosa che viene prima dei nostri pensieri: è il mistero che non decidiamo noi, che non dipende da noi». Il pensiero va al temperamento deciso di Simone, a quella a sua passione irriducibile per il volo.

E lo testimonia anche la foto posta accanto alla bara piena di fiori e al labaro dell’Afds di Reana.

Lì Simone è ritratto nella cabina di un aereo che ha il muso rivolto verso la pista di decollo. Si volta verso chi lo sta fotografando, sempre con il suo sorriso e il suo sguardo determinato. «Se qualcuno gli avesse detto di smettere di cercare di realizzare il suo desiderio di volare – ha ricordato don Agostino –, lui non si sarebbe arreso mai. Fin dai tempi del Malignani, ha cominciato a studiare e a lavorare insieme per poter realizzare quel suo desiderio, accompagnato e sostenuto dalla famiglia.

Questo ci dice tanto della sua serietà e responsabilità, era preciso fin quasi allo scrupolo». Simone era un ragazzo che sapeva farsi amare, a cui si voleva subito bene, come raccontano anche i messaggi lasciati sul libro di presenze davanti alla chiesa o sui mazzi di fiori. «Ciascuno di voi che ha condiviso un pezzo del suo cammino – ha rimarcato il parroco – ha ben chiaro che razza di regalo è stato il dono della sua presenza». Lo sa bene chi, ieri, non è voluto mancare all’ultimo saluto.

«Ciao Simone, il mio cuore è rigonfio di tristezza per tutti noi che ti amiamo tanto e non smetteremo mai di farlo. Il destino è stato crudele: un soffio di vento e non c’eri più. Ma per me e per noi tutti ci sarai sempre, anche se in modo diverso. Ogni volta che per strada il vento mi spettinerà i capelli so che sarai tu a farmi un saluto.

Ogni volta che salirò in aereo tu sarai con me, accanto al comandante, perché quello è il tuo posto. Buon viaggio, adorato Simone» è uno dei messaggi letti ieri in chiesa.

Gli ex compagni del Malignani: «Abbiamo perso il nostro Maverick»

I ricordi, le risate e i tanti aneddoti tornano subito a galla. Affiorano alla mente riuscendo a strappare un sorriso, facendosi strada tra quel dolore che toglie il fiato. È il dolore di chi ha perso un amico, un compagno di viaggio.

È quello di Mattia, che in chiesa, con un nodo in gola, ha parlato a nome degli ex compagni di classe di Simone al Malignani. «Ti abbiamo conosciuto in prima superiore – ha detto –, eri tra quelli che aveva già in mente di continuare con il percorso aeronautico. Hai sempre avuto le idee chiare e sapevi quello che avresti voluto fare. Eri un grande fan del film Top Gun, tanto da soprannominarti Maverick.

Quanto ti abbiamo preso in giro per questo. Ci hai fatto ricredere, alla fine. Sei stato uno dei pochi ad avere la volontà di inseguire il sogno e raggiungerlo». Poi Mattia ha ricordato la gita fatta a Roma, «in cui ci organizzammo su cosa portare e Simone sacrificò metà della sua valigia per farci stare la Play 2. Sono stati belli i ritrovi in stanza».

E, ancora: «A Roma ci tornammo due anni dopo per il concorso in Accademia, del viaggio te ne occupasti interamente tu, ti siamo grati per questo – ha proseguito il compagno di classe –, anche se, sinceramente, devo ancora capire perché prenotasti l’alloggio a Tivoli, quando dovevamo andare a Guidonia, ma questi sono dettagli. Magari ce lo spiegherai la prossima volta che ci vediamo. E poi, se non l’avessi fatto, ci saremmo persi il brivido di correre alla base perché ci avevano soppresso il treno.

E la sera, invece, la corsa che facesti per prendere l’aereo resterà per sempre nei nostri cuori. Avremmo tante altre cose da ricordare, ma avremo altre occasioni per parlarne». Ha preso una pausa, Mattia, prima di riprendere. «Avevi un cuore d’oro e tenevi a tutte le persone che conoscevi. Sappiamo tutti quanti quanto potevi diventare pressante quando c’era da passare del tempo con te. Sei tu – ha sottolineato – che sei riuscito a far sopravvivere il gruppo anche dopo il diploma.

Ogni momento libero che avevi cercavi di passarlo con le persone a te care e di questo insegnamento tutti noi dovremmo fare tesoro. Mancherai a tutti noi, ma ci lasci con un sacco di ricordi. Nel film che ti piaceva tanto era Goose quello ad andarsene, ma stavolta siamo noi ad aver perso il nostro Maverick.

Non ti preoccupare per noi, ci prenderemo cura l’uno dell’altro. Pensa a goderti questo volo – ha concluso –, ce lo racconterai quando ci rivedremo. Stacci bene, ciao Simo»

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Pubblicato su Il Messaggero Veneto