Alex: testimoni ascoltati più volte, ma nessun indagato
Omicidio volontario ipotizzato dalla Procura ancora verso ignoti
TREVISO, 09 LUG - Nessun grido o richiesta di aiuto ascoltati nella notte, nonostante le poche decine di metri che separavano Alex dal gruppo, anche qualora l'aggressione ipotizzata fosse avvenuta nel punto più lontano raggiungibile a piedi. Nessun segno che possa far ritenere i "curanderos" protagonisti di uno scontro fisico con il ragazzo, e diverse incompatibilità, soprattutto rispetto al tempo necessario ad arrecare lesioni così profonde sul corpo di Alex, nel caso si volesse immaginare l'intervento di terzi estranei al gruppo presente quella notte all'abbazia sconsacrata di Santa Bona, di Vidor (Treviso). Su questo sono gli stessi legali della famiglia a ritenere che la lente della ricerca debba essere limitata al circolo dei più vicini tra i partecipanti al rito. Infine, nessuna possibilità di collegamento tra il giovane e una delle figure delle presunte immagini riprese dalle videocamere comunali che avrebbero immortalato un inseguimento nel buio del centro storico, situato in posizione opposta e distante almeno 300 metri rispetto al corso del fiume Piave, dove il corpo è stato nei giorni seguenti ritrovato. Gli investigatori stessi, del resto, escludono l'esistenza di materiale video con tali contenuti. È solo per la ferma certezza del procuratore della Repubblica di Treviso, Marco Martani, che il caso si configuri come omicidio volontario se le investigazioni continuano a muoversi ricercando violenti aggressori e validi moventi che li avrebbero spinti ad uccidere il 25enne di Marcon (Venezia). Va ricordato, a questo proposito, che a sostenere l'impianto accusatorio formulato dalla pubblica accusa, ancora verso ignoti, è sostanzialmente l'esito dell'autopsia condotta due giorni fa, secondo la quale Alex sarebbe entrato in contatto con l'acqua del Piave solo quando, privo di sensi e in fin di vita, i traumi subiti avevano già determinato una emorragia gravissima. L'acqua inspirata in quegli ultimi attimi, cioè, da sola non sarebbe stata sufficiente a provocare il decesso per annegamento. Da qui lo scenario delineato dalla magistratura che non concede possibilità ad una caduta accidentale nel letto roccioso del fiume da un vicino punto a strapiombo alto dai cinque ai dieci metri. Vale a dire l'ipotesi seguita nei primi giorni, supponendo una folle corsa di Alex nel bosco notturno, magari sotto l'effetto di sostanze psicotrope o colto dal panico perché inseguito, e conclusa con un volo mortale nel burrone. Comunque sia, nel frattempo sono state ascoltate praticamente tutte le persone presenti la notte della scomparsa, alcune più volte, oltre ad altri soggetti informati sui fatti che hanno fornito "elementi utili alle indagini". La ricomposizione genuina del quadro in cui è maturato l'evento, riferiscono fonti investigative, è ormai completata e saranno ormai soltanto le analisi tossicologiche sul corpo a fornire gli ultimi elementi necessari a completare lo scenario. I due "curanderi" che avrebbero seguito il ragazzo veneziano nel momento in cui si sarebbe allontanato dalla abbazia sconsacrata sono a loro volta stati interpellati e, al momento, a loro carico non ci sarebbero elementi tali da attribuire loro responsabilità penali per l'accaduto. Per domani mattina, in ogni caso, è previsto un ulteriore sopralluogo nell'area della vecchia abbazia. La Procura trevigiana ha intanto dato il nulla osta per il funerale e la sepoltura di Alex, rito che verrà celebrato sabato alle 10 nella chiesa SS. Patroni d'Europa di Marcon. (ANSA).
Pubblicato su Il Messaggero Veneto