Sesto al Reghena piange Renato Perrone, ucciso a 22 anni dalla leucemia
Era un simbolo e un riferimento per molti ragazzi e pazienti, aveva pubblicato il libro “Le farfalle vivono un giorno solo”. Il dolore di una comunità
SESTO AL REGHENA. E’ stato il padre Carmine ad annunciare, all’alba di martedì 31 ottobre, la fine della lunga battaglia di Renato Perrone contro la leucemia.
"Oggi il Paradiso è in festa… – ha scritto il papà -. Il nostro Guerriero è diventato l'Angelo più bello...
Buon viaggio VITA nostra...”. Poi un cuore, a simboleggiare un amore senza fine.
L’ultimo capitolo della vita del giovane si è concluso in casa, dove Renato è stato confortato dagli affetti più cari.
Perrone era divenuto simbolo e fonte di ispirazione per molte persone che combattono gravi malattie. “Non sono Renato il leucemico - scriveva - sono Renato e ho una malattia che mi è capitata. Io non sono la malattia, da questo concetto ho imparato ad aprirmi. Ora mi vedo con gli amici, anche se sono in carrozzina”.
E poi “Penso ai ragazzi che per iniziare la nuova giornata si lamentano dicendo “Che palle, devo andare a scuola domani”, mentre alcuni ragazzi al domani ci devono arrivare”.
E ancora “I miei amici scrivevano il giorno prima di una verifica “Voglio morire”, io intanto chiuso in ospedale aspettavo che un valore del sangue calasse perchè altrimenti veramente sarei morto”.
Concetti che aveva racchiuso in un libro, Renato, “Le farfalle vivono un giorno solo”, cominciato durante i 18 mesi di ricovero all’ospedale Bambin Gesù di Roma. Nell’occasione aveva raccontato le sue esperienze e la sua filosofia di vita. Uno scritto divenuto in breve un riferimento per tante altre persone. “Ero in galera senza aver commesso alcun reato – un passaggio – e nel 2022 ho iniziato a scrivere nel periodo dopo il trapianto di midollo osseo”. L’obiettivo? Raccontare “la mia avventura da ragazzo “normale”, con lo sport, la scuola e gli amici, in un continuo scambio tra il mio personaggio e la farfalla. Quando da bruco arriva il momento di sfarfallare, vengo privato di questa possibilità”.
Due settimane fa, nell’ultimo post, presagendo la fine imminente, aveva scritto: “E’ stato tutto già suonato, è stato tutto già scritto, è stato tutto già pubblicato, e allora perché farlo? Perché nessuno l’ha mai fatto a modo tuo”. E ancora: “Tutti abbiamo modo e necessità di esprimere i propri pensieri e io ammiro infinitamente chi ancora lo fa”.
Un soffio di vita che, per noi comunità, è stato un regalo lungo questi brevissimi 22 anni, intensi però come non mai. Sesto al Reghena e tutti coloro che hanno avuto il dono di conoscere Renato, o di leggere le sue parole, non lo dimenticheranno.
Pubblicato su Il Messaggero Veneto