Calcio dilettantistico in lutto: morto Andrea Brugnolo, ex dirigente di Monfalcone e Pro Gorizia
Aveva 55 anni, nell’ultima stagione è stato ds del Ronchi: fatale un infarto. Il ricordo: «Una persona di grandissimo spessore e umanità»
GORIZIA. Il suo volto è uno dei più conosciuti sui terreni di gioco di tutto l’Isontino e della regione, il suo profilo tra i più apprezzati del mondo del calcio dilettantistico. Andrea Brugnolo è stato un uomo di calcio a tutto tondo, e ora quel mondo piange di dolore per lui.
A soli 55 anni è stato colpito da un infarto nelle prime ore dell’alba di venerdì, mentre lavorava, per essere ricoverato poi in condizioni critiche all’ospedale di Cattinara, a Trieste. Dove martedì mattina i medici non hanno più potuto dare più speranze e dove Brugnolo è morto in serata.
Il Ronchi, la squadra della quale da qualche stagione era il direttore sportivo, aveva dedicato a lui il successo nel weekend contro la Trieste Victory nel campionato di Promozione, facendo il tifo per una sua ripresa così come tantissimi altri giocatori, dirigenti e appassionati che in regione conoscevano e stimavano Brugnolo. Fin da subito, però, le situazione era parsa disperata. E poi è precipitata.
Classe 1968, fuori dal mondo del pallone era impegnato nel commercio ittico, alzandosi da una vita ben prima dell’alba per raggiungere Trieste e il suo mercato. Faceva parte di una famiglia piuttosto conosciuta, a Monfalcone e nella Bisiacaria, che per anni ha gestito il popolare bar Gisella, mentre i cugini di Andrea hanno fatto parlare di sé con le scarpe bullonate ai piedi.
Il suo posto, invece, era dietro la scrivania e dietro le quinte, dirigente per vocazione e con una passione e competenza enormi. Sempre in prima linea, fin dagli albori con la Fincantieri in Terza categoria.
Tutti i ruoli societari, per Brugnolo, fino alla presidenza, e una scalata sportiva arrivata all’Eccellenza. La sua esperienza è stata fondamentale anche dopo la fusione con il Monfalcone e la nascita dell’Ufm, per un’altra avventura carica di soddisfazioni sportive (la Serie D su tutte), seppur non priva di difficoltà e finita in modo amaro.
Non a caso, lasciata la sua Monfalcone del calcio, aveva deciso di prendersi un momento di pausa, prima di sposare una nuova causa. Ha contribuito alla crescita della Pro Gorizia, nel ruolo di ds qualche stagione fa, e da ultimo (ormai da quasi 4 anni) aveva accettato la sfida del Ronchi, che ora perde un punto di riferimento straordinario, oltre che un amico.
«Lo sport regionale aveva in Andrea una persona di grandissimo spessore e grandissima umanità, in pochi hanno vinto come lui – ricorda il presidente del Ronchi, Stefano Croci -. Per me si tratta di un grande consigliere, un amico, una persona dalla generosità immensa con tutti, sempre pronto a dare una mano, sempre con garbo e rispetto».
«Avevamo fatto di tutto per averlo con noi, quando abbiamo capito che c’era questa possibilità – ricorda il vicepresidente ronchese Michele Tuni -. Con la sua esperienza in tutti i ruoli dirigenziali per la nostra società Andrea è stato fondamentale. Aveva una passione straordinaria, era sempre disponibile».
Un carattere forte, quello di Brugnolo, senza peli sulla lingua. Anche scomodo, a volte, per questo. Ma lui ha sempre detto ciò che pensava, e in questa sua trasparenza sta uno dei motivi alla base della stima che tanti nutrono per lui, nel calcio e non soltanto. «Andrea ha dedicato la sua vita al calcio, mettendoci sempre l’anima e non sempre ricevendo in cambio altrettanto – dice affranto l’allenatore del Ronchi, Stefano Caiffa, amico di vecchia data di Brugnolo -. Ha lavorato tanto per portarci dove siamo adesso, e posso assicurare che giocheremo per lui».
Pubblicato su Il Messaggero Veneto