Messina Denaro: conclusa l’autopsia, la salma domani a Castelvetrano nella tomba di famiglia dove vennero piazzate microspie
L'esame durato più di 4 ore. La salma deposta in una bara di cedro da 1.500 euro, le spoglie saranno traslate con la scorta della polizia penitenziaria e dalle altre forze dell'ordine
Si è conclusa all'Aquila l'autopsia sul corpo di Matteo Messina Denaro, eseguita dall'anatomo patologo, Cristian D'Ovidio. L'esame è durato più di 4 ore. La salma, appena ricomposta, sarà deposta in una bara di cedro da 1.500 euro e le spoglie saranno traslate con la scorta della polizia penitenziaria e dalle altre forze dell'ordine. Il carro funebre con il feretro, con 3 autisti, percorrerà circa 1.053 chilometri dall'Aquila e raggiungerà direttamente Castelvetrano nel primo mattino di domani, ma il viaggio potrebbe subire qualche ritardo legato alle procedure burocratiche. La tumulazione dovrebbe essere eseguita all'alba di domani, o al massimo nella mattinata. Il carro funebre sarà scortato dal Gom.
Nella cappella di famiglia, nel cimitero di Castelvetrano, in cui verrà tumulata la salma di Matteo Messina Denaro e in cui è sepolto il padre del capomafia, don Ciccio Messina Denaro, anni fa gli inquirenti piazzarono delle microspie, poi scoperte dalla famiglia del boss. Gli inquirenti, che allora davano la caccia al padrino trapanese arrestato il 16 gennaio scorso, avevano nascosto le cimici dietro una lapide. Per aggirare le mille precauzioni dei familiari del latitante, che evitavano di parlare in casa temendo di essere intercettati, gli inquirenti avevano messo gli apparecchi elettronici al camposanto sperando che, sentendosi al sicuro, i parenti di Messina Denaro avrebbero parlato al cimitero dando loro indicazioni utili sul nascondiglio del capomafia. E invece, pare a seguito di un violento temporale, la lapide, che evidentemente non era stata rimessa perfettamente al suo posto, attirò l'attenzione dei familiari del boss i quali notarono una serie di fili pendere da dietro. Furono loro stessi a denunciare la cosa alla polizia.
Pubblicato su Il Messaggero Veneto