Addio a Giorgio Razza, fu partigiano nella Brigata Osoppo
Avrebbe compiuto 97 anni venerdì 1 settembre. A lungo emigrato in Svizzera, era tornato nella sua Zeglianutto dopo la pensione
TREPPO GRANDE. È morto mercoledì 30 agosto nella sua casa di Zeglianutto Giorgio Razza, protagonista della Resistenza con la Brigata Osoppo. Classe 1926, avrebbe compiuto 97 anni venerdì 1 settembre. I funerali saranno celebrati sabato alle 15 nella chiesa parrocchiale di Treppo Grande. Figlio di Valentino Razza e Anna Ermacora, era nato il 1° settembre 1926 con il gemello Alfeo, mancato a 44 anni.
Negli anni della guerra fu partigiano (nome di battaglia “Feroce”) nel Battaglione “Libertà” della Terza Brigata Osoppo che ha operato nella zona di Monte Prat, monte Corno, quindi nella zona di Forgaria, come ricorda il presidente dell’Apo, Roberto Volpetti. Finita la guerra si sposta prima nella periferia di Milano, a Valleambrosia, per lavorare in una fornace. Da lì si trasferisce per quattro anni a Manchester, assieme ad altri giovani di Zeglianutto. Si ricongiunge al fratello Giovanni negli anni Sessanta, quando approda in Svizzera, impiegato prima come falegname in una segheria e poi come magazziniere in una fabbrica di componenti per orologi, a Neuchâtel, dove rimarrà fino alla pensione.
A 66 anni torna nella sua Zeglianutto, dove resta fino alla fine dei suoi giorni, autonomo e lucido quasi fino all’ultimo: «Fino a febbraio guidava regolarmente la sua auto, anche per andare ai tornei di briscola a Rivoli di Osoppo o al bocciodromo di Buja», racconta la nipote Antonella, che con la cugina Lorena lo ha accudito negli ultimi anni.
«Il suo nome di battaglia era “Feroce”, anche se il suo carattere era tutt’altro: era una persona arguta e simpatica, con il quale era piacevole intrattenersi – ricorda Volpetti -. Da alcuni anni, dopo il suo rientro dall’estero, partecipava con assiduità alle nostre attività. L’ultima volta ci siamo incontrati lo scorso mese di luglio alla cerimonia commemorativa del Bosco Romagno: ho voluto che si sedesse accanto a me». Razza amava raccontare episodi vissuti personalmente durante la Guerra di Liberazione: ricordava le azioni notturne per minare la linea ferroviaria Pontebbana, una delle attività principali della Osoppo. Infatti i partigiani collocavano sotto le rotaie l’esplosivo che faceva saltare metri di binario, interrompendo i collegamenti ferroviari con la Germania, dove venivano deportate migliaia di persone e da dove arrivavano armi, munizioni e truppe di occupazione.
«Giorgio più volte ci ha ricordato le istruzioni che gli venivano date dagli agenti inglesi per l’uso degli esplosivi e delle armi – aggiunge il presidente dell’Apo -. Un particolare ricordo “Feroce” lo dedicava alle persone con le quali aveva vissuto in quei lunghi difficili mesi: come il suo caposquadra, Ermenegildo Bulfoni, nome di battaglia “Cinque” anch’egli di Treppo Grande, così come ricordava quello che fu l’anima della resistenza osovana nella zona di Treppo: don Ascanio De Luca, e così ancora altri protagonisti come la famiglia Marzona, con i due fratelli Gian Carlo e Cesare e la sorella Caterina».
«Persona intraprendente, coraggiosa, presente, sempre gentile e disponibile. Con la sua presenza alle celebrazioni del 25 aprile e alle cerimonie organizzate dall'Apo continuava a testimoniare il grande sacrificio dei giovani partigiani che hanno combattuto per liberare l'Italia dal Nazifascismo», lo ricorda la consigliera regionale Manuela Celotti, già sindaco di Treppo Grande. «Credeva negli ideali della Democrazia e della Libertà, che aveva contribuito a riaffermare con il proprio impegno coraggioso di giovane partigiano della Osoppo. Un periodo della sua vita che gli ho sentito raccontare più volte, mentre cercava di farmi capire quali gravi pericoli avessero corso e per quali grandi ideali – ricorda Celotti -. Anche quest'anno, nonostante l'avanzata età, è stato presente alla cerimonia del 25 aprile in Piazza Marzona a Treppo Grande, portando come sempre la corona d'allora durante il corteo e deponendola davanti al monumento dedicato ai Partigiani morti per la Libertà. Durante i miei due mandati da Sindaca non ha mai mancato una cerimonia, nemmeno durante il Covid, e si presentava fiero e orgoglioso in piazza con il suo cappello da alpino e il fazzoletto verde. Era uno degli ultimi partigiani ancora in vita e molte volte guardandolo e ascoltandolo ho pensato al grande coraggio che ha dimostrato e al grande sacrificio, suo e dei giovani e delle giovani che hanno combattuto per consegnarci un'Italia Democratica, dove Libertà e Diritti vengono garantiti. Un'eredità enorme, che siamo tutti chiamati a difendere, ogni giorno e il cui valore dobbiamo essere capaci di tramandare ai giovani e alle giovani di oggi. Da parte mia le più sentite condoglianze ai familiari. Il nostro paese perde un cittadino importante».
Pubblicato su Il Messaggero Veneto