Editrice morta ad Amalfi, lo skipper indagato per omicidio colposo e naufragio. “La donna era sul prendisole, è stata sbalzata via”
Secondo il marito della vittima sembra che Elio Persico, che guidava il motoscafo, fosse sempre al telefono
Da un lato i test tossicologici, dall’altro il telefonino cellulare. Nel mezzo i riflessi di Elio Persico, lo skipper 30enne guidava il motoscafo scontratosi contro il veliero Tortuga nelle acque di Amalfi provocando la morte di una turista newyorkese. Le consulenze affidate dalla procura di Salerno dovranno chiarire cosa è accaduto giovedì 3 agosto nello specchio d’acqua antistante il Fiordo di Furore, perché Persico non si è accorto del veliero e ci è finito contro. Nei suoi confronti sono stati formulati i reati di naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose.
L’omicidio (colposo) è quello della manager Adrienne Vaughan, sbalzata in acqua a causa dell’impatto e finita a contatto con l’elica. La 45enne, dal 2021 presidente della casa editrice che ha pubblicato i romanzi incentrati su Harry Potter, stava prendendo il sole a prua del gozzo quando si è verificata la collisione: è volata via sotto gli occhi del marito Mike, rimasto ferito ma non in modo grave (è stato operato a una spalla) e dei figli, Leanna di 12 anni e Mason di 8 anni, che sono rimasti illesi ma sotto choc. Sono arrivati, i bambini, al pronto soccorso avvolti in un lenzuolo termico, che tremavano e si tenevano per mano. «Due bambini stretti l'uno all'altro, in un comprensibile abbraccio, con la disperazione dipinta sul volto (…) Mentre il loro genitore continuava a dire ai suoi figli: «I love you, i love you». Quella scena, quei momenti, mi hanno tenuto compagnia un'intera notte», racconta su Facebook Umberto Di Palma, di turno all’ospedale di Castiglione di Ravello. I bimbi adesso sono in albergo, li ha raggiunti il nonno precipitatosi in Italia con il primo volo utile partito da New York: per diverse ore sono rimasti in custodia dei titolari della struttura ricettiva che ha ospitato la famiglia statunitense, il che ha scongiurato l’affido temporaneo agli assistenti sociali che avrebbe potuto provocare altro smarrimento e confusione.
Mike, invece, è ancora in ospedale, per il post-intervento. È stato ascoltato dagli investigatori poco dopo l’incidente, ma, data la delicatezza e la tensione emotiva del momento in cui è stato sentito, la procura vorrà ripetere l’audizione. Da indiscrezioni sembrerebbe che l’uomo abbia riferito di un uso smodato del cellulare da parte di Elio Persico, che guidava il motoscafo noleggiato a Massa Lubrense per un tour in mare. Ecco perché la procura esaminerà anche il telefonino dello skipper.
Ma le indagini da compiere sono numerose. Anzitutto c’è la questione dell’esame tossicologico e alcolemico, cui il 30enne è stato sottoposto nell’immediatezza: sono state trovate tracce di cocaina e alcool, ma non in quantità importanti. Un particolare che ha spinto il procuratore Giuseppe Borrelli, nella conferenza stampa tenutasi stamattina, a usare parole di prudenza: «I dati in sé sono non necessariamente significativi - spiega il magistrato - I risultati sono attualmente sottoposti al vaglio di un consulente della procura della Repubblica, occorrendo verificare, in concreto, l'incidenza dei risultati sulla capacità, poi, del soggetto indagato. Quindi, la loro efficacia causale ai fini della determinazione del sinistro. Cosa che è tutta da verificare. Sul punto fornirà un contributo importante quella che è la consulenza che nel frattempo è stata disposta». Tradotto: bisognerà capire se Elio Persico fosse lucido o se avesse i riflessi appannati. Quel che è certo è che, subito dopo l’impatto, lo skipper - come si evince da qualche video girato da persone a bordo del Tortuga - compie una manovra errata e rischiosa: ingrana la retromarcia, pur essendosi accorto che due membri della famiglia erano caduti in acqua. In mare, infatti, finiscono Adrienne e la figlioletta: la bambina viene sbalzata più lontano e si aggrappa a un salvagente lanciato dal Tortuga, mentre la 45enne resta impigliata nell’elica (riportando le gravissime ferite che le costeranno la vita) e andrà accertato se è stata questa manovra a provocare l’evento drammatico.
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Il secondo punto delle verifiche guarda alla «possibilità di ricostruire rotta e velocità delle due imbarcazioni anche attraverso l'eventuale presenza e l'eventuale funzionamento di apparati tecnici presenti sulle due imbarcazioni». «La motonave Tortuga - evidenzia Borrelli - aveva un apparato Ais che consente il tracciamento di rotta e velocità. Ora occorre verificare se questo apparato fosse presente anche sul gozzo e se, essendo presente un tipo di apparato del genere, questo consenta di ricostruire rotta e velocità. Sono circostanze tecniche sulle quali lavoreremo nei prossimi due o tre giorni». Agli atti anche le testimonianze delle 70 persone a bordo del veliero Tortuga che stavano festeggiando una coppia di neo-sposi, e del comandante del Tortuga. «Ci trovavamo in navigazione dall'isola Li Galli verso Amalfi. All'altezza del Fiordo di Furore, a circa 500 metri al largo della costa, una imbarcazione proveniente nel senso opposto inverte repentinamente la rotta ad una velocità tra i 20 e i 25 nodi, tagliandoci letteralmente la strada e quindi andando a impattare sotto la nostra prua - è il racconto di Tony Gallo, comandante del veliero - Le barche, come è noto, non hanno i freni. Nel momento in cui hai fermato i motori e ingrani la retromarcia per carcere di fermare il moto inerziale, i tempi di reazione non sono quelli che si vedono su strada. Al momento dell'impatto la mia imbarcazione aveva i motori fermi. L'altra, come si vede anche dai video consegnati alla magistratura, aveva ancora l'elica ingranata, anche dopo l’impatto».
Pubblicato su Il Messaggero Veneto