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Naufragio di migranti al largo della Grecia, 79 morti. Testimoni: nella stiva c’erano almeno 100 bambini. “Possibili fino a 600 decessi”. Fermati nove egiziani

Settecentocinquanta le persone che erano a bordo. Le autorità di Atene: diretti in Italia, hanno rifiutato gli aiuti. Ma le ong: ritardo nei soccorsi

Assume dimensioni sempre più drammatiche la tragedia che si è consumata ieri a Kalamata, in Grecia, una città a 250 chilometri a Sud-est di Atene. Sono almeno 79 i migranti che hanno perso la vita nel naufragio di un peschereccio con centinaia di persone a bordo avvenuto dinanzi alla costa greca. Finora sono state salvate 104 persone ma sul peschereccio viaggiavano tra le 400 e le 750 persone. «Il bilancio si aggraverà» avverte, infatti, un portavoce della Guardia Costiera greca. Il medico che ha soccorso i sopravvissuti a Kalamata infatti dice che i morti potrebbero salire, «oltre a 600».

Dalla Libia il peschereccio era diretto in Italia

Stavano viaggiando su un peschereccio lungo circa trenta metri, salpato da Tobruk, sulla costa libica, e diretto in Italia secondo quanto riportato sempre dalla Guardia costiera greca. «Ma l’imbarcazione conteneva il doppio e forse il triplo dei passeggeri consentiti, e si è ribaltata», racconta Favas. Il naufragio è avvenuto nelle acque dell’Egeo, a 47 miglia nautiche da Pylos nel Sud del Peloponneso. I sopravvissuti sono tutti uomini, originari, secondo le prime informazioni, di Siria, Pakistan, Egitto. Nessuno di loro indossava il giubbotto di salvataggio al momento dei soccorsi. Secondo alcuni superstiti, a bordo della nave viaggiavano anche donne e bambini.

Tre sopravvissuti al rappresentante di Mera25: naufragio dopo intervento Guardia costiera

«Tre superstiti ci hanno raccontato che l'incidente è avvenuto quando la Guardia Costiera greca ha agganciato il peschereccio con una corda e stava provando a trainarlo. Allora, senza un apparente motivo, il peschereccio si è ribaltato». Lo ha dichiarato all'ANSA Kriton Arseni, rappresentante di Mera25, il movimento politico fondato da Yanis Varoufakis, dopo avere incontrato alcuni superstiti del naufragio sistemati in un magazzino nel porto di Kalamata. I sopravvissuti hanno descritto un tentativo di soccorso della Guardia costiera prima del naufragio.

Testimoni: nella stiva almeno cento bambini

«Ho chiesto a un paziente e mi ha parlato di un gran numero di bambini, circa 100 nella stiva». Lo ha riferito ai media greci il direttore della Clinica Cardiologica dell'Ospedale di Kalamata dove sono ricoverati alcuni sopravvissuti al naufragio del peschereccio. Otto dei sopravvissuti al naufragio del peschereccio al largo di Pylos, in Grecia, sono stati interrogati nei locali dell'autorità portuale di Kalamata. Tre o quattro di questi potrebbero essere arrestati. Lo riferisce l'emittente greca Ert, che parla di fase pre-ivestigativa volta a individuare eventuali scafisti tra i superstiti della tragedia. Proseguono, intanto, le attività di ricerca dei dispersi, dei quali non si conosce ancora il numero preciso, ma che potrebbero essere centinaia.

Attivista, Nawal Soufi: “I migranti avevano chiesto aiuto il giorno prima”

Per ore in contatto telefonico con i migranti a bordo dell'Adriana, il peschereccio affondato con centinaia di migranti nel sud del Peloponneso: la paura e il panico, ma anche i timori per quella barca che si era avvicinata e il terrore di un naufragio sicuro. È la testimonianza raccolta dall'attivista Nawal Soufi che, in un post su Facebook, pubblica il resoconto dei suoi contatti con i naufraghi nelle ore precedenti alla tragedia, compresa la comunicazione dell'ultima posizione. «Il 13 giugno 2023, nelle prime ore del mattino, i migranti a bordo di una barca carica di 750 persone mi hanno contattata comunicandomi la loro difficile situazione. Dopo cinque giorni di viaggio, l'acqua era finita, il conducente dell'imbarcazione li aveva abbandonati in mare aperto e c'erano anche sei cadaveri a bordo. Non sapevano esattamente dove si trovassero, ma grazie alla posizione istantanea del telefono Turaya, ho potuto ottenere la loro posizione esatta e ho allertato le autorità competenti», scrive Soufi, condividendo la sua ricostruzione.

«La situazione si è complicata quando una nave si è avvicinata all'imbarcazione, legandola con delle corde su due punti della barca e iniziando a buttare bottiglie d'acqua. I migranti si sono sentiti in forte pericolo, poiché temevano che le corde potessero far capovolgere la barca e che le risse a bordo per ottenere l'acqua potessero causare il naufragio. Per questo motivo, si sono leggermente allontanati dalla nave per evitare un naufragio sicuro», continua l'attivista nel suo post.

«Non c'era alcuna intenzione di continuare il viaggio verso l'Italia, perché non avrebbero saputo navigare per arrivare in acque italiane, poiché mancava il vero conducente della barca e continuavano a chiedere cosa fare» aggiunge Soufi sottolineando che «avevano assolutamente bisogno di aiuto nelle acque dove si trovavano. Se mi avessero espresso la volontà di voler continuare il viaggio verso l'Italia avrei ovviamente mandato un aggiornamento a Malta, Grecia e Italia, ma i migranti non hanno mai detto nulla di simile». «Durante la notte, la situazione a bordo dell'imbarcazione è diventata ancora più drammatica: i migranti erano confusi e non capivano se quella fosse un'operazione di soccorso o un modo per mettere le loro vite ancora più in pericolo. Io sono rimasta in contatto con loro fino alle 23.00 ore greche, cercando di rassicurarli e di aiutarli a trovare una soluzione». Fino all'ultima chiamata quando a bordo cominciava a diffondersi la consapevolezza che probabilmente non c'era molto altro da fare: «In questa ultima chiamata, l'uomo con cui parlavo mi ha espressamente detto: «Sento che questa sarà la nostra ultima notte in vita».

La commissaria europea per la Salute

«Con gli stati membri e i Paesi terzi, dobbiamo fare di più per fermare le reti criminali che ogni giorno mettono a rischio le vite» dei migranti, ha scritto su Twitter la commissaria europea per la Salute Stella Kyriakides, esprimendo «profondo dolore per la significativa perdita di vite umane e per le persone disperse al largo della costa greca. Ognuna di loro - sottolinea Kyriakides - è una storia umana che parla di una fuga alla ricerca di una vita migliore».

Nazioni Unite, Guterres: “Inorridito dalla tragedia”

Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres si è dichiarato «inorridito» dalla tragedia e attraverso il portavoce Stephane Djugarric ha ricordato la «necessità che gli Stati membri si uniscano per creare un corridoio sicuro per coloro che sono costretti a scappare e mettere in campo un’azione per salvare vite e ridurre pericolosi viaggi».

Lutto nazionale

Tre giorni di lutto nazionale in Greca, dopo l'enorme tragedia dell'immigrazione ieri nel Mar Ionio al largo del Peloponneso nella quale hanno perso la vita almeno 79 persone. Lo ha annunciato l'ufficio del premier greco ad interim mentre sono centinaia le persone ancora disperse facendo temere che il numero reale delle vittime sia molto più alto. Si ritiene che sulla nave viaggiassero circa 750 persone. Continua la ricerca dei sopravvissuti.

I morti potrebbero essere almeno 600

Nel naufragio di Pylos, in Grecia, «è possibile ci siano fino a 600 morti», ha sottolineato Manolis Makaris, il medico che ha accolto i superstiti nell'ospedale di Kalamata, precisando - secondo quanto riporta la Bbc - che la drammatica stima si basa sulle testimonianze dei sopravvissuti che ha assistito: «Tutti mi hanno detto che sulla barca c'erano 750 persone, tutti mi hanno parlato di questo numero». Fino ad ora sono stati recuperati 78 corpi senza vita mentre le persone tratte in salvo sono un centinaio.

Un viaggio in condizioni disperate

«Hanno viaggiato per cinque giorni in condizioni disperate, senza più acqua e pensavano che sarebbero morti: alcuni raccontano che già durante il viaggio, prima del naufragio, delle persone sono morte per il caldo e la disidratazione, ma non abbiamo ancora conferme di queste vittime»: lo dice all'ANSA Marilena Giftea, volontaria della Croce Rossa impegnata a fornire assistenza sul molo di Kalamata ai superstiti del naufragio di ieri a sud del Peloponneso.

Fermati nove egiziani sospettati di essere gli scafisti

Almeno 11 persone sono state arrestate, sospettate di traffico di esseri umani, dopo l'ennesima tragedia del mare, l'ultimo naufragio avvenuto di fronte alle coste greche, secondo la Bbc, che rilancia notizie diffuse dalle tv locali, secondo cui tra le persone arrestate ci sono diversi egiziani.

Secondo fonti greche, le autorità hanno arrestato 9 egiziani sospettati di essere gli scafisti del peschereccio che si è ribaltato al largo di Pylos. Lo riferisce l'emittente greca Ert. La barca sarebbe partita dall'Egitto, avrebbe fatto tappa in Libia per poi proseguire verso l'Italia. Finora sono 78 i morti accertati nel naufragio mentre 104 persone sono state salvate. Si teme però che il numero dei morti possa salire fino a quasi 600, visto che a bordo della barca naufragata viaggiavano secondo le stime oltre 750 persone.

Pubblicato su Il Messaggero Veneto