Omicidio Ziliani, la figlia Silvia accusa il compagno Mirto: “E’ stato lui a decidere di uccidere la mamma”
La figlia maggiore dell’ex vigilessa di Temù rilascia dichiarazioni spontanee e punta il dito contro l’ex fidanzato
Il presidente della Corte d’Assise di Brescia, Roberto Spanò, e la pm Caty Bressanelli nell’udienza di un mese fa avevano insistito molto su un punto: «Chi ha avuto per primo l’idea di uccidere Laura Ziliani». Una domanda ripetuta più volte ai tre imputati accusati dell’omicidio dell’ex vigilessa di Temù: le due figlie, Silvia e Paola Zani, e Mirto Milani, fidanzato della prima e amante della seconda. Domanda rimasta inevasa e respinta dal «trio criminale», così ribattezzato dagli inquirenti, che ha retto alle continue sollecitazioni della Corte e dell’accusa. Almeno fino ieri.
Il colpo di scena è arrivato sul finire di un’udienza a tratti noiosa e senza sussulti particolari, quando Silvia, la figlia maggiore di Laura Ziliani ha rotto gli schemi di un triumvirato che ha retto per oltre un anno e mezzo. «Pur volendo tanto bene a Mirto, posso dire che l’idea iniziale dell’omicidio è stata sua. Quando ho ucciso mia mamma ero convinta che lei volesse ucciderci. Ora non sono più convinta. Ho paura che mi abbia manipolato Mirto». Dichiarazioni spontanee quelle di Silvia, che contrastano nettamente con quelle rilasciate nell’udienza del 30 marzo scorso, quando fu proprio lei a parlare del trio come di «un’unica entità, in cui le scelte venivano sempre prese insieme, a maggioranza». Un’udienza nella quale, però, già allora cominciarono ad emergere le prime crepe, dopo uno screzio tra lei e il fidanzato, consumatosi durante una pausa e raccontato dalla sorella Paola: «Fino ad oggi – ha detto sotto interrogatorio – Silvia voleva sposarlo, ma ora per lei è morto. Tra l’esame di Mirto e il mio ha urlato nelle celle: “Fottiti. Mirto da oggi è single”. Non siamo più un trio criminale». Una posizione maturata evidentemente durante quest’ultimo mese di detenzione e sfociata nelle parole pronunciate ieri da Silvia, che non solo ha puntato il dito contro Mirto, ma gli ha anche rimproverato di averla «ferita quando l’altra volta ha detto che non ho avuto ripensamenti sull’omicidio di mia mamma». Parole di piombo per Mirto che a qual punto che comincia a sbattere la testa sulla scrivania e a urlare di voler rilasciare anche lui delle dichiarazioni. Dal banco dei testimoni Mirto recita a memoria il verbale di deposizione del 30 marzo, per cercare di smentire le parole di Silvia. «Non ti avrei mai tradito. Non ti ho mai tradita», spiega tentando di confermare la tesi del «trio criminale». «C'è il sospetto che io possa aver architettato tutto? Respingo con tutta la forza queste orribili accuse. Si vuole cercare un colpevole? Guardiamoci allo specchio. Giusto che io prenda l’ergastolo. Io sono reo confesso. Ho fatto una cosa orrenda. Mi rifiuto di avere la presunzione di innocenza». E sui ripensamenti aggiunge: «Certo che Silvia li ha avuti. Tutti li abbiamo avuti. Ma era una ruota infernale, in cui uno usciva e l’altro entrava. Il trio non c’è più, va bene, ma c’era». Una ruota infernale che per i tre reo confessi, accusati di omicidio volontario, continua a girare.
Pubblicato su Il Messaggero Veneto