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Morto in ospedale il tenore Franco Menossi: la Procura di Udine apre un procedimento penale per omicidio colposo

Il cantante lirico, che era ricoverato a Palmanova, è deceduto dopo una caduta in bagno: il pm ha riscontrato l’esposto del figlio e disposto una consulenza medico legale

UDINE. Riscontrando l’esposto dei suoi familiari, la Procura di Udine ha aperto un procedimento penale, per ora contro ignoti, per il reato di omicidio colposo sull’improvvisa morte, a 84 anni, dI Franco Menossi, noto tenore di Manzano, avvenuta il 28 marzo all’ospedale di Palmanova.

Il pubblico ministero titolare del fascicolo, Andrea Gondolo, ha posto sotto sequestro tutte le cartelle cliniche e altresì disposto una consulenza tecnica medico legale per accertare non tanto la causa della morte, dovuta a un’emorragia cerebrale conseguente a una rovinosa caduta a terra mentre il paziente si trovava in bagno, quanto piuttosto se sussistano responsabilità nel tragico evento da parte dei sanitari che l’hanno avuto in cura: l’incarico sarà conferito giovedì 20 aprile, fatalità proprio il giorno del compleanno del compianto artista, alle 9, in Procura, al medico legale Stefano D’Errico dell’istituto di Medicina legale dell’Università di Trieste.

Tutto era iniziato il 22 marzo da una “banale” abrasione al braccio sinistro per la quale il figlio, in serata, aveva prima accompagnato il padre alla guardia medica di Manzano e di qui, come da indicazione ricevuta, al pronto soccorso dell’ospedale di Cividale, dove il musicista era stato medicato e dimesso.

La ferita, tuttavia, nelle ore seguenti aveva ripreso a sanguinare copiosamente, di qui una prima richiesta di intervento al 118, con accesso al Pronto soccorso di Udine e successive dimissioni. Poi, il 24 marzo, una seconda chiamata al pronto intervento medico in quanto l’anziano si lamentava di continuo ed era febbricitante, con conseguente altro trasporto in ambulanza, stavolta all’ospedale di Palmanova, e ricovero nel reparto di Medicina, dopo essere transitato anche qui per il pronto soccorso.

Come è emerso dalla documentazione clinica, in particolare dal verbale di ammissione al ricovero, i medici avevano riscontrato l’impossibilità di gestire a domicilio il paziente, che non presentava deficit neurologici, ma manifestava “tendenza al sopore e a cadere di lato” ed era soggetto a frequenti cadute a casa, per cui appariva un “soggetto che necessitava di assistenza”.

E infatti i suoi cari, durante le prime visite, avevano notato subito che il suo letto era protetto dalle sponde di sicurezza sollevate, non così però lunedì 27 marzo, in cui le hanno trovate abbassate. Hanno pensato si fosse trattato di una momentanea dimenticanza del personale, ma dopo aver appreso che il tenore era andato al bagno da solo, e dopo averlo sentito disorientato al telefono nella stessa serata, hanno subito chiamato in reparto perché si assicurassero che le spondine del letto fossero alzate.

Comprensibile, quindi, lo stato d’animo dei suoi congiunti alla notizia, ricevuta «a fatica» l’indomani, 28 marzo, da un infermiere, non riuscendo più a contattarlo telefonicamente, che il signor Menossi era caduto in bagno, che si trovava in stato di semi-coscienza e che lo stavano portando ad effettuare una Tac: una caduta purtroppo fatale, il cantante lirico è subito entrato in coma ed è spirato poco dopo.

Sconvolto dall’improvviso e tragico epilogo e, soprattutto, dal modo in cui è maturato, il figlio della vittima, attraverso il responsabile della sede di Udine, Armando Zamparo, si è quindi rivolto a Studio3A-Valore Spa, società specializzata nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini e il 29 marzo ha presentato una denuncia querela alla stazione dei carabinieri di Manzano, chiedendo all’autorità giudiziaria di accertare le cause del decesso e, soprattutto, eventuali responsabilità da parte dei sanitari.

Una richiesta accolta dal dottor Gondolo che, dall’acquisizione delle cartelle cliniche, «ha ritenuto di fatto già provato il nesso di causa tra la caduta e il decesso – si legge in un comunicato emesso da Studio3A-Valore Spa -. La Tac al capo a cui Menossi era stato sottoposto il 24 marzo, al momento del ricovero, era risultata del tutto negativa, mentre quella effettuata subito dopo il fatto del 28 marzo, aveva evidenziato una “ampia falda emorragica sottotecale all’emisfero cranico”. Tanto che il sostituto procuratore non ha neppure ritenuto necessaria l’autopsia: il funerale è già stato celebrato e il tenore è già stato sepolto».

Il medico legale incaricato dovrà però accertare se, a fronte delle comprovate condizioni di disorientamento e di difficoltà di deambulazione del paziente e delle fragilità riscontrate, l'operato del personale medico ed infermieristico dell'ospedale di Palmanova sia stato corretto e rispettoso delle linee guida prescritte in materia di contenzione fisica di pazienti presenti presso le strutture ospedaliere, «o se al contrario si sarebbero dovute adottare altre procedure».

Il Ctu «dovrà verificare se in cartella clinica fosse prescritta la presenza di strumenti di contenzione e, se sì, chi abbia deciso di non applicarli: nel diario infermieristico risulta citata la telefonata dei parenti per far posizionare sul letto le spondine di sicurezza, che tuttavia non sarebbero state sollevate per il “rischio di caduta da scavalco”».

Nel caso in cui risultasse che si dovevano porre in atto atteggiamenti o protocolli diversi, il medico legale incaricato dovrà quindi accertare chi tra medici e infermieri avrebbe dovuto adottarli e chi era abilitato a decidere, in situazioni contingenti, se attuare o meno gli strumenti di contenzione per la prevenzione delle cadute. Il dottor D’Errico avrà 60 giorni di tempo per depositare la sua perizia.

Pubblicato su Il Messaggero Veneto