Uccide moglie e suocera a coltellate poi scende in casa e urla: “Le ho ammazzate”. Il figlio 16enne chiama la polizia, in casa anche la sorellina. Arrestato un 38enne ad Arezzo

AREZZO. La cabina telefonica di Porta San Lorentino, sulla vecchia cerchia muraria di Arezzo, ha ancora l'impronta di una mano insanguinata. L'ha lasciata Hicham Javad all'una di ieri notte, quando è sceso in strada in stato confusionale, dopo aver attaccato con un coltello da cucina la compagna, Sara Ruschi (35), e la madre di lei, Brunetta Ridolfi (76).

Stava tentando di fare una telefonata, non è chiaro a quale numero. Gli agenti della mobile e i carabinieri lo hanno trovato lì, perché il maggiore dei due figli della coppia (16 anni, la sorellina è del febbraio 2021), era stato svegliato dalla colluttazione e ha chiamato il 118, quando ormai la nonna era morta e la madre agonizzava, seguendo poi lo stesso destino di lì a qualche ora in ospedale.

«Le ho uccise, le ho uccise», ha gridato ai poliziotti il marocchino di 39 anni, regolare in Italia, con piccoli precedenti per droga, disoccupato. Non ha opposto resistenza e ha reso una prima confessione che poi si è rifiutato di approfondire, una volta portato in Questura per appurare il movente e i dettagli di una dinamica a cui mancano solo pochi tasselli per completare il quadro del duplice femminicidio che ora è accusato di aver commesso. Il datore di lavoro di Sara, impiegata in un hotel in città presso cui ha prestato servizio fino a poco prima di essere uccisa, ha dichiarato all'Ansa di vederla «sempre tesa» e che «lui (per Javad, ndr) aveva problemi con l'alcol».

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Un'inquilina dello stesso condominio all'ultimo piano del quale si è consumato il delitto, ha detto invece che Hicham «faceva lavoretti saltuari, ma di recente le cose andavano sempre peggio» nella coppia.

Sebbene nel febbraio del 2015 Sara si fosse mostrata insieme a Hicham con le mani tatuate di hennà, così come da tradizione prematrimoniale islamica, sua zia, Rosa Chianucci, spiega che «i due non erano sposati» e che la cognata, Brunetta, si era trasferita da Ceciliano in casa con la figlia e i nipoti «per dare una mano e contenere le liti».

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Proprio di queste liti e in particolare dell'ultima, dovrà rendere conto Javad nell'interrogatorio di garanzia a cui sarà sottoposto entro le prossime 90 ore. Tuttavia, gli inquirenti confermano che «non c'erano

state precedenti segnalazioni o denunce», che avrebbero potuto far scattare il protocollo di protezione detto «codice rosso» (il numero d'emergenza è 1522), per le due donne e i bambini. Nel frattempo,

l'autopsia determinerà quale delle due vittime è stata aggredita per prima, essendo per ora solo accertato che Brunetta Ridolfi è stata attaccata in camera da letto, ma i bambini non hanno assistito alla scena, svegliandosi davanti allo scempio.

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L'unico post che Sara ha pubblicato sul suo account Instagram è della sera del 31 dicembre 2022. Dice: «Auguro un nuovo anno a tutti, come per me il precedente è stato un po' pazzo con alti e bassi, ma che

non cambierei mai». Vicino al proprio nome su Facebook, aveva aggiunto quello del padre dei suoi figli, Hicham. Ora entrambi i profili vengono visitati da privati cittadini di ogni dove che scrivono «riposa in pace» alla 32esima ed alla 33esima donna uccisa da un uomo in Italia negli ultimi quattro mesi e quattordici giorni.

Pubblicato su Il Messaggero Veneto